Esiste realmente il pericolo che in futuro applicazioni come Whatsapp, Telegram, Viber e Messenger possano diventare a pagamento? Evidentemente sì, almeno stando alle recente presa di posizione da parte del Garante delle Comunicazioni, secondo cui tali piattaforme dovrebbero negoziare con le varie compagnie telefoniche un compenso equo e proporzionato al servizio offerto.
Quali sarebbero gli effetti per il pubblico? Facile immaginarlo, perché se un provvedimento di questo tipo dovesse diventare reale, diventerebbe tale anche la prospettiva di vedere tali app attingere dal credito telefonico dei singoli utenti in modo tale da bilanciare la perdita della quota da versare agli operatori. Tutto molto teorico, almeno fino a questo momento, ma è chiaro che anche i possessori di un iPhone vivano una situazione simile con poca tranquillità visti i precedenti qui in Italia.
L’occasione è stata utile per sottolineare anche il fatto che applicazioni come Whatsapp e Telegram solo apparentemente sono gratuite, considerando che il loro business verte su altri tipi di business. Qui di seguito un esempio concreto:
“E’ anche vero che queste applicazioni solo in apparenza sono gratuite. In realtà, hanno un preciso modello di business che si basa anche sulla profilazione dei loro utenti. Queste app monitorano ogni nostra azione ricavandone un identikit preciso in termini di gusti. Quindi vendono ad altre aziende queste informazioni”.
Staremo a vedere quali saranno gli effetti di questa nuova minaccia sullo sviluppo delle applicazioni di messaggistica istantanea, ma di certo il trend che si sta venendo a creare per chi utilizza Whatsapp attraverso il proprio iPhone non è che sia tra i più incoraggianti visto che a parlare è stato il Garante delle Comunicazioni.