Sono state spese tante parole in questo periodo per quanto concerne un’app come Uber. In Italia tra una difficoltà e l’altra l’alternativa ai taxi sta provando a sopravvivere, ma nel frattempo spuntano altre criticità riguardanti i rapporti con Apple. Alla mela morsicata, infatti, non sono andate giù alcune pratiche relative alla localizzazione degli utenti.
Proviamo ad esaminare più da vicino quanto trapelato in questi giorni a proposito della pratica scorretta portata avanti da Uber nei confronti degli utenti Apple, in attesa di capire come andranno le cose nelle prossime settimane:
“Il CEO di Uber Kalanick disse ai suoi ingegneri di “isolare” la sede Apple di Cupertino nella georeferenziazione, così da poter identificare digitalmente per persone che esaminavano il software di Uber in una posizione specifica. Uber avrebbe poi oscurato il proprio codice “fingerprinting” per non farlo vedere a chi testava l’app nella zona selezionata, così da evitare una sicura bocciatura. In pratica, i dipendenti Apple nella sede di Cupertino non potevano vedere questo pezzo di codice che assegnava un’identità persistente su ogni iPhone”.
Insomma, situazione non idilliaca quella che si è venuta a creare, al punto che al prossimo errore Tim Cook potrebbe effettivamente mettere in pratica l’uscita di Uber dal tanto desiderato App Store.
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