Update: Steve Jobs ha risposto ad una email di un utente sulla questione ammettendo che nel caso in questione Apple ha fatto un errore a cui sta rimediando. Ho come l’impressione che almeno uno dei membri del team di recensione di App Store debba provvedere ad aggiornare il suo curriculum.
Mark Fiore è il primo vignettista online ad aver vinto un premio Pulitzer. Le animazioni di satira politica che gli sono valse il premio vengono ospitate dal sito del San Francisco Gate e ritraggono in leader mondiali in maniera caricaturale e grottesca. E la natura di questi contenuti multimediali che nel dicembre scorso convinse un qualche anonimo cerbero dell’App Store a respingere all’ingresso l’applicazione NewsToons per iPhone di Mark Fiore.
Nelle motivazioni del rifiuto veniva spiegato all’autore che l’applicazione conteneva del materiale obiettabile che ridicolizzava figure pubbliche. Per un vignettista satirico era ben difficile trovare il modo di eliminare il problema e perciò Fiore decise di non tentare un secondo invio dell’applicazione.
Ora che Fiore ha vinto il Pulitzer e attorno alla questione della mancata pubblicazione della sua app si è alzato un discreto polverone mediatico, Apple ha contattato il vignettista e gli ha chiesto di inviare di nuovo la sua applicazione perché sia riesaminata. Non dubitiamo che l’applicazione godrà di un trattamento preferenziale e che presto comparirà online su App Store.
L’affaire Fiore indica ancora una volta che il sistema di approvazione delle applicazioni è imperfetto. Il problema di fondo nasce dalla necessità che dei revisori umani applichino dei giudizi soggettivi su contenuti che potrebbero essere ritenti obiettabili a seconda della propria sensibilità personale. Apple si espone continuamente al rischio che la decisione di un revisore influisca negativamente sull’immagine dell’intera azienda, come in questo caso. Il respingimento dell’applicazione di Fiore è stato un atto palesemente stupido.
La scelta di invitare Fiore ad inviare nuovamente l’applicazione lascia adito ad un dubbio: se il vignettista non avesse vinto il Pulitzer, quali altri mezzi avrebbe avuto per ottenere una seconda e ben più ragionata revisione della propria applicazione? Il dubbio si è insinuato anche nella mente dell’artista, che a Brian Stelter del New York Times ha confessato di sentirsi in colpa per questo trattamento privilegiato che gli viene garantito solamente in virtù del premio che gli è stato assegnato.
“Certo, la mia app potrà essere approvata, ma che succede se uno non ha vinto il Pulitzer e magari ha sviluppato una applicazione di satira politica migliore della mia? C’è per forza bisogno del polverone mediatico per far sì che venga approvata un’applicazione che contiene del materiale di natura politica?”
Quanto alle applicazioni di satira politica non esistono ragioni che giustifichino l’esclusione da App Store. Se i protagonisti di qualche vignetta, dimostrando una totale incapacità nel comprendere la satira, si dovessero considerare diffamati, avrebbero tutti i mezzi per vedersela direttamente con l’autore, indipendentemente dalla piattaforma di pubblicazione. Quale altro motivo ci può essere dietro la bocciatura di una applicazione come NewsToons, se non la palese idiozia di qualche controllore iper-zelante?
Tuttavia per altre applicazioni che trattano contenuti che ricadono comunque nell’ampia definizione di “politica” e si ammantano di aloni storici per veicolare su App Store contenuti revisionisti su certi dittatori del passato, lasciatemelo dire, ben venga la scure di Apple. Ma qui stiamo parlando di monnezza, non certo di opere degne del Pulitzer ingiustamente escluse da App Store.
Non è così semplice purtroppo.
Proprio nel nostro Paese recenti fatti di cronaca mostrano il contrario: Google è stato denunciato, e condannato, per dei video pubblicati sulla piattaforma YouTube, nonostante il dimostrato funzionamento di un sistema specifico per la segnalazione degli abusi. Chi pubblica o favorisce la pubblicazione di contenuti diffamatori, che istigano al reato, ecc. PUÒ essere ritenuto co-reo, e denunciato, in molte nazioni.
Magari ne esce indenne, però deve comunque affrontare rischi e spese legali (e ad esempio in Italia potrebbe essere riconosciuto un “blocco” dei beni per un valore percentuale della somma RICHIESTA).
Non essendo materia disciplinata, la piattaforma potrebbe essere riconosciuta affine ad un edicola (e quindi NON responsabile dei contenuti di terzi) o ad un editore (e quindi responsabile in solido) o una qualche via di mezzo. L’occasione del premio Pulitzer è un eccellente opportunità a vantaggio della stessa Apple. Se venisse denunziata, potrebbe contare sull’assoluzione in molti tribunali USA; e in ogni caso si stabilisce un precedente ANCHE per chi non ha vinto il Pulitzer.
giusto, purtroppo uno stesso lavoro può essere preso bene o male, pertanto questo signore rischiava di vincere il pulitzer oppure di essere denunciato per diffamazione. o peggio di essere ignorato…
il mondo è sempre stato strano, ma ultimamente lo è di più.
se fossi stato al posto del censore dell’apple, avrei forse fatto lo stesso.