Apple ha annunciato la rimozione dei limiti sulla pubblicazione di applicazioni per iPhone, iPod touch o iPad sviluppate e compilate con strumenti altri rispetto ad Xcode. E’ una svolta interessante che sembra mettere la parola fine alle polemiche degli ultimi mesi seguite ai cambiamenti apportati in questo senso ai T.o.S. di iOS 4.0.E’ stata rimossa anche la sezione del paragrafo 3.3.9 che sembrava mettere fuori gioco AdMob, la concessionaria di pubblicità di proprietà di Google diretta concorrente di iAd.
In un insolito sprazzo di trasparenza, che si spera sia l’inaugurazione di un nuovo corso per l’App Store ma che potrebbe anche essere stato forzato dal crescente interesse degli organi statunitensi che vigilano sulla concorrenza, Apple ha pubblicato per la prima volta le linee guida sulle modalità di approvazione delle applicazioni in App Store.
Il PDF, lungo 7 pagine, è al momento scaricabile da qui (via Engadget) ed è disponibile per tutti gli iscritti all’iOS Developer Program direttamente sul sito di Apple.
Il succo delle guidelines è riassunto dell’introduzione del documento che, a giudicare dallo stile fluido e informale, diciamo pure senza peli sulla lingua, sembra scritto di pugno da Steve Jobs in persona. E non ci stupiremmo se lo fosse. Steve aveva detto la sua per giustificare le restrizioni che ieri sono state fatte saltare nella sua lettera aperta “Pensieri su Flash”. Probabile che sempre lui in prima persona abbia voluto mettere il suo sigillo su un documento che, di fatto, contraddice quella linea di pensiero.
Ecco i punti salienti dell’introduzione, corredati dal nostro commento (in corsivo):
- Un sacco di bambini scaricano un sacco di applicazioni ma i controlli parentali funzionano solo se i genitori li attivano (e non sono in molti a farlo). Sappiate che cerchiamo di salvaguardare i bambini. Quando leggo frasi come questa, è più forte di me: non riesco a non pensare a Boe che in quella puntata dei Simpson (5F18) urla “I bambini, qualcuno vuole pensare ai bambini?”.
- Ci sono 250mila apps nell’App Store. Non ci servono altre applicazioni per fare Peti (sic). Il succo, per la prima volta esplicitato, è che le applicazioni devono essere anche utili e interessanti.
- Se la vostra app sembra messa su in due o tre giorni o volete che la vostra prima app arrivi su App Store per impressionare gli amici tenetevi forte in vista di una bocciatura. Abbiamo un sacco di sviluppatori seri che non vogliono vedere le proprie app di qualità circondate dall’ora del principiante. Stesso concetto del punto precedente.
- Bocceremo qualsiasi applicazione con un contenuto che riterremo oltre il limite. Che limite, dite? Beh, come disse quel giudice della Corte Suprema “Lo saprò quando lo vedrò.” E noi pensiamo che anche voi sappiate quando lo avete superato. Questa andava tradotta interamente, meritava fino in fondo.
- Se la vostra app viene bocciata c’è un Review Board a cui appellarvi. Se scatenate la stampa per screditarci, non aiuta mai. Capito, sviluppatore che non vedi l’ora di rivolgerti a Gizmodo?
- Questo documento è in continuo aggiornamento. Nuove situazioni possono innescare nuove regole. Leggi: il pallone è mio e chi gioca, mano a mano, lo decido io.
Il resto delle linee guida è un insieme di statements più sintetici e dettagliati, che nella maggior parte dei casi esplicitano ciò che già si sapeva. Quelle che però erano regole non scritte ora sono diventate linee guida disponibili pubblicamente. E’ quanto i detrattori di App Store chiedevano da tempo.
Ora vediamo quali saranno i nuovi pretesti per continuare a criticare la metodica di approvazione e tutto il sistema del negozio di applicazioni di Apple. Critiche magari a sostegno di Android, dove la libertà è davvero totale. E comprende la libertà per i carrier di fare tutto ciò che gli va, un po’ come la Zucchetti con l’acqua in quel vecchio spot. Anche piazzare del crapware brandizzato sui telefoni sottoforma di applicazioni operatore non rimovibili.
@Camillo Miller
il paragrafo sul “limite” è stato sintetizzato oppure solo tradotto?(la parte non in corsivo intendo,ovviamente)
La parte non in corsivo è tradotta dal documento originale, che puoi scaricare dal link presente nell’articolo ;)
@Camillo Miller
grazie dell’informazione :) …beh francamente mi sembra un paragrafo che potevano evitare di mettere,è come dire “tanto alla fine decidiamo noi”,non aiuta affatto a capire preventivamente se un’app può andar bene per l’app store o no