Quando si utilizza il termine App Store il pensiero va subito al negozio virtuale di applicazioni per i dispositivi Apple, forse anche per merito di quella somiglianza app-Apple che spesso fa andare in crisi i giornalisti nostrani.
Sulla base di questa semplice considerazione a Cupertino hanno deciso che fosse il caso di chiudere la diatriba legale con Amazon per l’utilizzo commerciale del termine “appstore”. O almeno questa è la versione ufficiale.
La causa risale al 2011, quando Apple denunciò l’azienda di Jeff Bezos per la violazione del trademark in questione a pochi giorni dal lancio di “Amazon Appstore”. Il problema, secondo i legali della mela, era il danno di immagine che tale scelta poteva causare alla reputazione dell’App Store per iPhone e iPad, che Apple aveva lanciato circa tre anni prima e che oggi, lo ricordiamo, compie cinque anni.
“Non crediamo vi sia più bisogno di procedere con il caso,” ha dichiarato la portavoce Apple Kristin Huguet. “Con più di 900.000 applicazioni e 50 miliardi di download, i clienti sanno dove possono acquistare le proprie applicazioni preferite”.
I legali di Amazon hanno confermato che la decisione di abbandonare il campo di battaglia è stata completamente unilaterale ed attribuibile ad Apple. La motivazione fornita dalla portavoce non è esattamente nello stile Apple. Difficilmente in passato sono state chiuse cause sui marchi intentate da Cupertino solo perché “il prodotto è talmente superiore e riconosciuto come tale da tutti che non c’è più bisogno di proseguire oltre”.
A voler pensare male tante volte ci si azzecca, come si suol dire. In questo caso, ad esempio, nulla vieta che la motivazione ufficiale sia solo una versione molto edulcorata della verità, che ne esagera solo una parte. Vale a dire: i legali Apple hanno deciso di chiudere il faldone una volta per tutte perché sanno che dopo le prime vittorie di Amazon in tribunale e vista la totale impossibilità di provare un danno subito dall’App Store a causa della concorrenza dell’appstore di Amazon, l’ago della bilancia non pendeva verso Cupertino. Basta non citare le vittorie della controparte e rivedere il concetto di “non c’è stato danno per il supergigante App Store” ed ecco che viene fuori la dichiarazione ufficiale: “siamo troppo superiori ormai per curarci della mosca Amazon Appstore, tanto vale smettere di scacciarla”.
Analisi della comunicazione aziendale Apple a parte, l’importante è che si è chiusa un’altra inutile causa fra due campioni dell’innovazione tecnologica internazionale. Va bene concludere con un semplicissimo “meglio così”.
A parte che non si chiama appstore, ma Amazon App-Shop, non so prima ma ora è così http://www.amazon.it/mobile-apps/b/ref=amb_link_175394927_3?ie=UTF8&node=1661660031&pf_rd_m=A11IL2PNWYJU7H&pf_rd_s=center-1&pf_rd_r=0FJCXNEK0KMVB7SX8R33&pf_rd_t=1401&pf_rd_p=404202307&pf_rd_i=1000660753
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