Amazon ha risposto ufficialmente alla causa di Apple, che poco più di un mese fa l’aveva accusata aver utilizzato impropriamente il termine Appstore in violazione del trademark “App Store”, proprietà di Jobs e Co. sin dal 2010. L’azienda di Jeff Bezos ha depositato una risposta ufficiale alla querela di Apple in cui si afferma ancora una volta che App Store deve essere considerato termine generico e si chiede che la causa venga archiviata. Gli avvocati di Amazon hanno imparato da Microsoft e hanno applicato una tecnica simile a quella di Redmond, evidenziando nel loro documento almeno un’occasione in cui Steve Jobs in persona ha utilizzato il termine App Store in maniera generica.
Il succo del dibattimento è chiaro: da una parte Apple, la prima ad usare per un proprio servizio il termine App Store e oggettiva detentrice del merito (o magari demerito, per qualche linguista) di aver diffuso l’utilizzo della parolina app; dall’altra i concorrenti, Amazon e Microsoft in testa, che vogliono essere liberi di utilizzare quella parolina ora densissima di significato affiancandola a “Store” senza dover riconoscere nulla ad Apple.
Anche Steve Jobs, sostiene Amazon nella sua richiesta, ha più di una volta utilizzato il termine App Store in un contesto generico e non riferendosi all’App Store ™, quello con le maiuscole, durante la conference call per l’annuncio dei risultati fiscali del Q410. Per quell’indicazione generica Apple hanno sempre utilizzato nei copy ufficiali la definizione di “catalogo di applicazioni”.
Le due aziende dello Stato di Washington non sono certo le uniche ad essere interessate al termine. Uno dei principali concorrenti, Google, ha optato intelligentemente per un’opzione differente (“Marketplace”) ma altrettanto non hanno fatto, ad esempio, molti operatori di telefonia. Per questo motivo – il moltiplicarsi di usi del trademark giudicati impropri – Apple ha richiesto alla corte di accelerare il giudizio sulla causa contro Amazon. Il tribunale non ha ancora deciso nulla per il momento, né se dare ascolto ad Apple, né se accogliere le obiezioni di Amazon e di procedere con l’archiviazione obbligando Cupertino a rifondere le spese legali sostenute dall’azienda di Bezos.