Ieri il Financial Times aveva sparato ad alzo zero: “multa miliardaria per Apple da parte dell’Unione Europea”. La UE l’avrebbe annunciata a breve, diceva il giornale inglese, ripreso a stretto giro di “reporting dall’inviato internazionale” da Repubblica. Il topolino partorito dalle autorità centrali europee, invece, è di tutt’altra natura: una “semplice” pubblicazione dei procedimenti dell’indagine in corso e conseguente avviso alle parti interessate. Aveva ragione il Wall Street Journal secondo cui la UE avrebbe accusato Apple di aver ricevuto aiuti di stato dall’Irlanda, niente di più.
Il governo di Dublino respinge le accuse, e così anche Apple.
Secondo i portavoce di Cupertino l’accusa non regge. Gli accordi stretti fra l’azienda fondata da Steve Jobs e l’Irlanda, nel 1991 e nel 2007, sono regolari. Apple si è limitata a pagare le tasse dovute, così come molte altre aziende. Che quelle tasse fossero estremamente basse e il regime esageratamente agevolato è un’altro discorso: l’importante, secondo Apple, è che le regole seguite sono esattamente quelle seguite da tutte le altre corporation con sede in Irlanda.
In sostanza e semplificando dal fiscalese, l’EU è convinta che l’Irlanda abbia calcolato il dovuto da Apple in maniera non congrua, arrivando ad aliquote fiscali che non sono derivate del calcolo del reale valore dell’impresa, ma sono frutto di una serie di contrattazioni volte alla stipula di un accordo. Che per sua natura sarebbe selettivo e agevolato e soprattutto non giustificato da ragioni particolari che costituiscono un’eccezione alla legge sugli aiuti di stato alle aziende.
Una lettera analoga a quella che la commissione di Joaquin Almunia ha inviato al governo irlandese è stata recapitata anche a città del Lussemburgo. Al centro dell’indagine, in quel caso, ci sarebbe FIAT, ma i presupposti sono gli stessi: le agevolazioni fiscali concesse al gruppo di Torino costituiscono aiuto di Stato.
In tutto questo delle multe miliardarie paventate nemmeno l’ombra. Proprio come vi avevamo detto ieri citando il ben informato Wall Street Journal. Ora si attendono dalle rettifiche, che tuttavia – abbiamo questa sensazione – difficilmente arriveranno.
Ormai il FT ha la stessa attendibilità de La Repubblica o Il Giornale. Peccato era una testata importante.