iPhone 5 e le aspettative degli analisti

Ieri Apple ha annunciato ufficialmente di aver venduto più di 5 milioni di iPhone nel corso del primo weekend di disponibilità del prodotto in 9 paesi nel mondo.
Un numero stratosferico, che batte il record precedente raggiunto dall’iPhone 4S nel 2011 e che, tuttavia, non soddisfa Wall Street. Il motivo? Gli analisti avevano previsto che nei primi tre giorni Apple avrebbe venduto “almeno” 6 milioni di unità.

“E’ un gioco di aspettative” mi spiega Philip Elmer-DeWitt in risposta ad una email con cui chiedevo lumi a lui, veterano del giornalismo tecnologico e finanziario, su questa perenne dicotomia fra le stime degli analisti e la realtà, nonché sull’inspiegabile meccanismo per il quale tanta pochezza non ne incrina mai la presunta attendibilità.

Basta guardare al numero diffuso da Apple con un po’ di buon senso e facendo le dovute proporzioni (5 milioni di iPhone sono circa 19 iPhone al secondo in tre giorni), per capire che si tratta di una cifra inumana, un risultato che non ha paragoni nella storia dell’elettronica di consumo.

Poi basta estendere ancora un poco quel buon senso per capire che il traguardo è ancora più ragguardevole se si pensa che l’iPhone 5 è un telefono completamente nuovo, che non poteva essere costruito (come invece successe per l’iPhone 4S, di cui Apple vendette 4 milioni di unità al lancio) sfruttando le stesse linee del modello precedente.

Non è un caso che nel comunicato ufficiale Tim Cook si premuri di dire che il problema, ancora una volta, è di riuscire a costruire abbastanza iPhone 5 per soddisfare una domanda che trova eguali. Magari gli analisti non lo sanno, ma per produrre milioni di iPhone in più non basta chiedere alla Foxconn di aprire, in due mesi, un altro paio di fabbrichette da 200.000 operai.

Ecco, queste considerazione dalla semplicità disarmante potevano essere sufficienti per ricalibrare un po’ meglio le aspettative e riportare le previsioni nel dominio del concepibile. Del resto è quello che ha fatto, numeri alla mano, Horace Dediu, che aveva azzardato i 6 milioni di iPhone 5 venduti come tetto massimo della sua stima. Per Gene Munster (Piper Jaffray) e Brian Marshall (ISI Group) 6 milioni d’unità rappresentavano la base di partenza, 10 milioni la prospettiva auspicabile.

Marshall, nel pomeriggio di ieri, si è affrettato a precisare che probabilmente il numero di dispositivi segnalato da Apple non comprende quelli ancora in transito e quelli già ordinati che invece verranno recapitati ai clienti nei prossimi giorni o nelle prime settimane di ottobre.

Il vero problema è che quando gli analisti aprono la bocca “Wall Street” ascolta. Ieri il titolo Apple ha subito una bella batosta (ma c’è chi dice che probabilmente ha avuto più effetto la notizia della rivolta nella fabbrica della Foxconn a Taiyuan) ed ha chiuso a 690,79$.

Una debacle che, volendo guardare al lato positivo, molti investitori dotati dell’intelligenza sufficiente per ignorare le idiozie degli aruspici della finanza vedranno come una buona occasione per comprare AAPL.

Full disclosure: l’autore di questo articolo possiede una modestissima quantità di azioni Apple.

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