Qualche tempo fa il CALPers e il Central Laborer’s Pension Fund, due fondi pensione statunitensi azionisti di Apple hanno richiesto formalmente all’azienda la pubblicazione di un piano di successione depositando una shareholders resolution che verrà votata al prossimo meeting degli azionisti del 23 febbraio. La richiesta non è nuova ed è tornata alla ribalta dopo che Steve Jobs ha deciso di usufruire di un nuovo periodo di assenza per malattia, il terzo da quando 7 anni fa gli fu diagnosticato un tumore al pancreas.
Ora anche il Laborers’ International Union of North America (LIUNA) e l’ISS (Institutional Shareholder Services) hanno appoggiato la mozione per un piano di successione pubblico e invitano gli azionisti a votare a favore della richiesta alla prossima assemblea.
Il LIUNA e l’ISS hanno specificato che l’optimum sarebbe la pubblicazione annuale di un documento che riporti per filo e per segno il piano di successione ufficiale.
Grossi dubbi su chi potrà prendere il controllo del timone quando Capitan Steve non ricoprirà più il ruolo di CEO in realtà non ce ne sono. Il nome del papabile è uno soltanto: Tim Cook. Ma i due fondi pensione, in buona sostanza, vogliono vedere questa indicazione nero su bianco.
Apple, da par suo, tiene sempre la solita linea e chiede di votare contro a queste risoluzioni. Diffondere un piano di successione, dicono da Cupertino, è una mossa suicida: la concorrenza avrebbe gioco facile nel tentare i manager chiave con offerte faraoniche mentre gli executive, comunque importanti, per i quali non sono previsti scatti di carriera significativi nel piano di successione potrebbero decidere di andarsene per perseguire altrove le proprie ambizioni.
Una spiegazione piuttosto semplice che però, a quanto pare, ai grandi investitori non basta. Adesso ci sarà da vedere che cosa deciderà l’assemblea degli shareholders. Il sentimento generalizzato da parte degli azionisti “comuni” che si può percepire dalle discussioni in rete sembra essere avverso a quelle che vengono ritenute delle ingerenze eccessive da parte dei fondi pensione.