Prima di Pebble, del Galaxy Gear e delle voci su iWatch, c’era Casio. E c’è ancora. Il colosso giapponese dell’orologeria da polso, nome noto praticamente a chiunque, non teme né lo smartwatch di Apple né tantomeno tutti i suoi concorrenti. Lo conferma il CEO della compagnia, Kazuo Kashio, che a 84 anni ha rilasciato una intervista nella sede dell’azienda di Tokyo.
Improvvisamente, tutti hanno scoperto il polso. Noi sappiamo da tempo che si tratta di una posizione di lusso. E siamo preparati.
Casio, che in realtà produce anche calcolatrici, macchine fotografiche e strumenti musicali, fonda l’85% delle sue vendite proprio sugli orologi digitali. Un mercato, questo, negli scorsi anni, è valso alla compagnia un profitto di oltre 200 milioni di dollari. Se guardiamo al passato, Casio dovrebbe come minimo essere preoccupata dell’arrivo di Apple, Google e Samsung nel settore dei dispositivi da indossa. Le ottime fotocamere presenti ora sugli smartphone hanno, ad esempio, ribaltato completamente il business di Minolta, che nel 2006 è stata costretta a farsi acquisire da Sony. Olympus e Fujifilm hanno rimosso dal mercato i modelli di fascia bassa, e persino i due big del settore, Canon e Nikon, hanno appena toccato un minimo storico nella vendita di fotocamere compatte.
Il mercato dei dispositivi da indossare sembra rappresentare il futuro (almeno immediato) dell’informatica. E mentre big del settore sviluppano le loro alternative (Glass, Gear e iWatch), Casio scopre che calcolatrici e sensori di battito di cardiaco non aiutano a vendere più orologi. La compagnia giapponese ha infatti visto ottime vendite su una linea che di smart ha poco. La gamma G-Shock, famosa per la sua resistenza a acqua, urti e intemperie, rimane infatti il nucleo del business dell’azienda. Un prezzo basso, un ottimo design retrò e la incredibile durabilità fanno degli G–Shock gli orologi preferiti dai clienti di Casio (e quindi da Casio).
Non è la prima volta che giocatori esterni provano a entrare nel settore degli orologi. Palm, Microsoft e Sony ci hanno già provato a partire dallo scorso decennio con scarsi risultati. E a far credere al signor Kashio che anche questa volta non sarà facile tenere testa a Casio è proprio la resistenza dei suoi dispositivi.
Secondo Kashio le compagnie informatiche non sono abituate agli standard che ci si aspetta da un orologio. I G-Shock, ad esempio, vengono testati in maniera brutale. Presi a martellate, lanciati su cemento, scossi, immersi in acqua, avvitati da macchine torcenti e lasciati a bollire sotto il sole, solo per poi essere colpiti da una scarica elettrica di 10 000 volt.
E poi c’è la batteria. Kashio dice che un suo orologio può arrivare a sopravvivere due anni con una pila al litio. Ma si può dire lo stesso dei dispositivi che stanno preparando i concorrenti? Certo che no.
Benché lo smartwatch di Google e iWatch siano ancora immersi nel mistero (il primo potrebbe anche non esistere) è probabile che le previsioni di Kashio siano corrette. I suoi orologi resistono a qualsiasi cosa, ma non sono smart. Quello che dovremmo chiederci non è se gli orologi di Casio continueranno a vendere, ma se Apple e soci riusciranno a dimostrare che le funzioni intelligenti di uno smartwatch valgono la perdita in termini di batteria e resistenza del dispositivo.
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Non sono d’accordo con il signor Kashio.
Io prima di prendere il mio smartwatch non avevo nessun orologio al polso, la mia scelta non ha perciò toccato minimamente le casse della Casio ad esempio.
Però lo stesso non si può dire di quelli che hanno un Casio G-Shock e lo cambieranno con uno smartwatch Apple ad esempio, in quel caso una piccola quota di mercato verrà erosa, e non sarà certo quella di chi non ha ancora orologi in vendita, sbaglio?
@danielecanti: Invece confermi in un certo senso il discorso di Kashio. Non avendo un orologio non hai rinunciato a nulla acquistando uno smartwatch, io che considero l’orologio indispensabile e mio unico gioiello/ornamento, ora come ora non vedo alcun motivo di passare ad un oggetto diverso, ricco di funzioni, quelle ipotizzate, delle quali posso fare tranquillamente a meno e che mi costringe a ricaricarlo due volte al giorno (vedi samsung), a stare molto più attento a come mi muovo e che probabilmente si surriscalda e diventa inutilizzabile in piena estate
@barneytruit: Capisco il tuo ragionamento, ma su un milione di persone che indossano un Casio, anche se uno solo passasse ad uno smartwatch di una qualsiasi altra marca Kashio ci rimetterebbe comunque un possibile profitto (chiaramente minimo).
Per quanto riguarda la fragilità o la scarsa durata della batteria o il surriscaldamento, aspettiamo siano usciti prima questi orologi. Mi sembrano gli stessi discorsi fatti all’uscita del primo iPhone, e sappiamo il successo che ha avuto.
@danielecanti: Verissimo, mi sono basato su semplici rumors e supposizioni. In effetti ora come ora non vedo una reale necessità di passare ad uno smartwatch per la maggior parte degli utenti, così come non vedo una reale utilità della fotocamera posteriore sui tablet, eppure è vista come la più grande pecca del negus 7 per dirne una, quindi tutto può succedere…