Ogni giorno l’affaire e-book si arricchisce di nuove puntate. Dopo le polemiche per le proposte di pena del Dipartimento di Giustizia statunitense, definite «draconiane» da Apple, è stato diffuso un nuovo piano che – pur reiterando l’annullamento di tutti gli accordi effettuati con l’agency model da Cupertino e ancora in atto – dimezza la durata delle misure punitive. Ma l’elemento forse più interessante va ricercato nell’affermazione del DOJ per cui Apple avrebbe implementato le nuove regole sugli acquisti in-app per colpire Amazon in modo specifico, penalizzandola e contemporaneamente impedendo agli utenti di effettuare una comparazione esaustiva dei prezzi dei libri elettronici. Nella proposta del Dipartimento, infatti, uno dei punti più controversi è proprio quello sulla reintroduzione coatta dei link d’acquisto nelle applicazioni.
La risposta non si è fatta attendere. Per Apple ha parlato l’avvocato Orin Snyder, deciso fermamente a respingere cambiamenti nella politica di App Store:
Le parti civili stanno cercando un rimedio che darebbe ad Amazon un notevole vantaggio competitivo su Apple – un vantaggio che non merita e per il quale non ha alcun titolo. Ciò è chiaramente inappropriato e controproducente.
Parole poco distensive, a cui hanno fatto seguito, un po’ a sorpresa, dichiarazioni concilianti da parte del giudice Denise Cote. Il giudice ha affermato di non voler in alcun modo intromettersi negli affari di Apple, e inoltre di ritenere di fatto irrilevante il ruolo dell’App Store nella vicenda. Tutti elementi che fanno pensare a una mano più leggera per Cupertino, tanto che un altro avvocato di Apple, Theodore Boutrous Jr, appare piuttosto soddisfatto:
Crediamo che i cambiamenti della corte siano molto sensati. Se queste ingiunzioni rimarranno, cercheremo di comportarci da cittadini modello.