Ci siamo: è di nuovo quel periodo dell’anno. Apple sta per lanciare un nuovo modello di iPhone (o più di un modello, a quanto pare) e la fabbrica dei rumors sforna indiscrezioni a tutto spiano. E immancabile, come ogni anno, arriva anche l’analisi sulla totale assenza di segretezza e sull’incapacità, da parte di Apple, di tenere davvero nascoste fino all’ultimo, “come una volta”, le sue novità hardware.
A giocarsi questa carta scontata e inflazionata a questo giro è Gizmodo, con un articolo che ne dimostra l’incapacità di capire il vero stato delle cose, ovvero che le indiscrezioni e i rumors interessano a pochi, una minoranza tanto rumorosa quanto ininfluente, la cui delusione per un mancato effetto sorpresa ha un valore pressoché nullo nell’economia generale del lancio di un iPhone su scala globale.
Dopo diversi anni in cui vediamo la replica di un copione sempre simile, con le indiscrezioni che si fanno mano mano più dettagliate e i consueti mock-up più veri del vero realizzati a partire dalle specifiche dei rumors, dovrebbe essere abbastanza palese che il fatto di conoscere in anticipo forma, dimensione e colori del nuovo iPhone non ha alcuna influenza sul successo del dispositivo che verrà presentato. Né genera alcun pregiudizio durevole nel pubblico e “nella critica” che di quel successo, a posteriori, saranno i veri fautori.
Spoiler ininfluenti
E’ curioso che sia proprio Gizmodo a tirar fuori quest’analisi, visto che fu la stessa pubblicazione, con lo scoop dell’iPhone 4 rubato, ad inaugurare il nuovo trend.
Certo, in quel caso Apple non aveva alcuna intenzione di rivelare con così largo anticipo la grande novità che si apprestava a lanciare, ma la storia contribuì a generare un hype colossale che alla fine si rivelò giustificato. Ed anche chi criticava quel pezzo di vetro e acciaio dovette ricredersi di fronte alla presentazione ufficiale, grazie alla veste che la divisione marketing aveva saputo dare al lancio del prodotto.
Insomma, l’idea che conoscere prima le caratteristiche dell’hardware possa davvero essere un “party crusher”, come dicono gli americani, è figlia della convinzione che la realtà sia determinata dall’interpretazione che ne danno i media. Non si mette in conto, in poche parole, che coloro che leggono e ascoltano i giudizi e i pareri di siti come Gizmodo (o come il nostro, ci mettiamo dentro pure noi) sono solo una minima percentuale di coloro che giudicheranno con la propria carta di credito ed utilizzeranno un iPhone esattamente come noi “esseri dalle superiori conoscenze tecnologiche”.
Cosa conta davvero
L’analisi sull’assenza di sorprese è anche estremamente superficiale, perché non tiene conto di due aspetti fondamentali e forse ancor più rilevanti del disvelamento precoce di alcune caratteristiche hardware:
- La potenza del marketing. Il lavoro che svolge la divisione di di Phil Schiller non è secondo per importanza a quello della divisione design di Jony Ive. Come già detto, la veste, o se preferite “il packaging”, del lancio è fondamentale. La scelta delle funzioni da pubblicizzare con maggior dipendio di energie mediatiche, la definizione di “tentpoles” fra le numerose features che caratterizzeranno il nuovo dispositivo. Sono tutti aspetti fondamentali sui quali Schiller e co. hanno praticamente l’ultima parola. Di tutto questo non si saprà nulla fino al giorno del lancio ufficiale.
- Software > Hardware. L’iPhone, come l’iPad, deve il proprio successo alla straordinaria integrazione fra le caratteristiche dell’hardware e il software che ci gira sopra. L’iPhone 5S e l’iPhone 5C non faranno alcuna differenza. Ed anzi, mi spingo a dire che l’introduzione di iOS 7, il prossimo 10 settembre, sarà l’aspetto più importante dell’intero evento. I nuovi iPhone sarebbero mere scatolette simili a mille altre se non fosse per iOS. E’ banale, lo sappiamo tutti, ma evidentemente non è un aspetto che Gizmodo e molti altri che riproporranno analisi simili nei prossimo giorni ritengono importante. Guarda caso anche di iOS 7 non si è saputo praticamente nulla di concreto fino al giorno della WWDC 2013.
Promesse di segretezza
Ma come, dirà qualcuno, Tim Cook non aveva promesso pubblicamente di inasprire le misure di segretezza per evitare proprio questi leak? Beh, la risposta è sì. Non a caso i leak provenienti da Cupertino sono praticamente spariti. iOS 7 è arrivato, come detto, senza che se ne sapesse nulla fino alla fine. Anche un prodotto hardware come il Mac Pro è riuscito a non essere svelato in alcun modo prima del tempo.
Quel che Tim Cook non ha aggiunto alla sua promessa è una sincera professione di impotenza di fronte alla scala smisurata della produzione degli iPhone e degli iPad.
Non stiamo più parlando di qualche centinaio di migliaia di grossi computer. Stiamo parlando di dispositivi di piccole dimensioni, prodotti a milioni, da centinaia di migliaia di lavoratori cinesi che non hanno alcuna connessione diretta con il committente del produttore per cui lavorano. A ben vedere con questi numeri e con questi presupposti è sorprendente che in giro, ad oggi, ci siano si e no quattro o cinque scocche color champagne, una decina di scocche colorate del presunto iPhone economico e qualche foto sfocata di scatole e dispositivi in fase di test. Un po’ poco, in fondo, per dire che dell’iPhone 5S e dell’iPhone 5C sappiamo già tutto.
In conclusione, facciamocene una ragione, una volta per tutte: la maggior parte delle persone che compreranno un iPhone verrà a conoscenza dell’esistenza dei nuovi modelli il giorno stesso in cui verranno presentati, o magari nei giorni successivi, poco prima del lancio sul mercato del dispositivo, quando le recensioni dell’iPhone 5S e dell’iPhone 5C fioccheranno allo scadere dell’embargo imposto da Cupertino.
Molti altri non sapranno neppure che differenza c’è fra un iPhone 4 e un iPhone 5S finché non decideranno di comprarne uno sotto Natale.
La dura realtà della produzione su larga scala
La verità è che non c’è bisogno ogni volta, per ogni nuova versione dell’iPhone o dell’iPad, di quell’effetto sorpresa riservato solo ai grandi annunci come quello delle prime versioni dei due dispositivi.
Quegli eventi precedettero entrambi di mesi il lancio effettivo del prodotto. Non sono un super esperto di organizzazione delle operazioni produttive, ma se Apple decise in quell’occasione di mostrare al mondo dei “prototipi affinati” delle sue nuove creazioni prima di lanciare la produzione su larga scala (operazione che avrebbe inevitabilmente comportato rischi per la segretezza del dispositivo) è probabile che ci fosse un valido motivo.
Ripetere questa stessa procedura al lancio di ogni nuovo modello di iPhone e di iPad sarebbe una mossa suicida: i nuovi dispositivi devono essere disponibili immediatamente o nel tempo necessario a spedire i primi carichi dalla Cina e a distribuirli per il mondo, il che significa avviare la produzione e rischiare qualche “leak” con almeno due o tre mesi di anticipo.
Avviare la produzione solo dopo l’annuncio comporterebbe una “pausa” di due o tre mesi durante i quali le vendite del modello “già vecchio” crollerebbero a picco. Un prezzo enorme da pagare, insomma, per il mero salvataggio del sopravvalutato effetto sorpresa.
vero. Di iOS 7 non si è saputo praticamente nulla fino al wwdc. E’ ovvio che il buon Tim quando fece quella promessa non poteva che riferirsi esclusivamente al territorio statunitense. Come avete detto voi. Impossibile per chiunque gestire una cosa del genere. Baggianate anche quelle che ogni tanto si sentono secondo cui è la stessa Apple che chiede queste “fuoriuscite” di notizie…ma per favore!
Bravi, bell’articolo.
Complimenti
Tutto giusto e risaputo.
Credo d’altronde che i maggiori malumori (hateboy a parte che criticano per partitopreso) siano legati all’essenza del rumor piuttosto che alla sua manifestazione.
Se le indiscrezioni “ad alta probabilità” rivelassero cose sorprendenti (innovative o meno) verrebbero accolte più favorevolmente di una semplice e indiretta affermazione di quel che tutti immaginano, tipo “il 5s sarà uguale al 5”.
Mia opinione.
Bell’articolo, complimenti.