Quando si dice andarci giù pesante. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha reso nota la proposta di ingiunzione per i rimedi relativi al caso del cartello e-book. Per Apple sarebbero dolori: cancellazione di tutti gli accordi coi cinque giganti dell’industria editoriale facenti parte della «cospirazione» e divieto di ulteriori patti per musica, film, serie televisivi e libri che potrebbero portare a un’innalzamento dei prezzi. Ma non sono tanto queste misure a preoccupare davvero Apple: secondo il Dipartimento di Giustizia, diventerebbe inoltre necessario permettere agli altri distributori di e-book – come Amazon e Barnes & Noble – la possibilità, per due anni, di inserire link diretti ai loro store all’interno delle rispettive applicazioni per iOS.
Dal febbraio 2011, una regola dell’App Store impedisce agli sviluppatori di inserire link per gli acquisti in grado di bypassare le regolari transazioni in-app di Apple. È il motivo per cui, se avete Kindle su iPad e iPhone o state consultando l’applicazione ufficiale Amazon, per acquistare un e-book vi tocca aprire il browser, navigare fino al Kindle Store, autenticarvi, impazzire coi bottoni zoomati fino all’inverosimile e infine acquistare; una procedura non proprio comodissima. Di sicuro molto meno dell’immediatezza di iBookstore.
Cupertino, come comprensibile, non l’ha presa benissimo. In un memorandum di una trentina di pagine, i legali di Apple attaccano la proposta partendo da due basi: un’ingiunzione non è più necessaria, visto che le parti civili hanno già raggiunto i loro obiettivi, e la riparazione prospettata dal Dipartimento di Giustizia sarebbe “non necessaria, troppo ampia, vaga e punitiva“. Il nove agosto le parti sono nuovamente attese per un’udienza sull’ingiunzione.
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