Metalli con una notevole resistenza alla corrosione, più forti di altre leghe basate su alluminio e titanio e una struttura amorfa che permette lavorazioni analoghe a quelle delle termoplastiche. Sono i materiali che vanno sotto il nome di Liquidmetal e per i quali Apple ha stipulato un accordo di licenza con una spinoff del CalTech per l’utilizzo esclusivo nell’ambito dell’elettronica di consumo. Ora un nuovo brevetto indica la possibilità che l’utilizzo del Liquidmetal in futuri prodotti Apple potrebbe essere vicino, con l’iWatch in prima fila come candidato di punta.
Prodotti che implementano metalli amorfi già esistono sul mercato. Orologi di lusso, mazze da golf e pure cellulari la cui produzione, tuttavia, avviene su una scala abbastanza contenuta.
Il problema che Apple si è trovata ad affrontare, dopo l’acquisizione delle licenze per l’uso dei LiquidMetal, è stato proprio quello di trovare un modo di produrre i metalli amorfi in grandi quantità, ovvero su ordini di grandezza adatti alla realizzazione di milioni di unità di un singolo prodotto.
Il brevetto che lo U.S. Patent Office ha concesso due giorni fa alla Crucible Intellectual Property – una joint venture fra Apple e Liquidmetal Technologies – potrebbe essere il punto di svolta in questo lungo e laborioso processo.
Il patent 8.485.245 B1 per un “Processo massivo per la produzione di lamine di leghe amorfe” è abbastanza esplicito e parla di tecniche che si riveleranno utili nella “fabbricazione di dispositivi elettronici”. Vengono nominati esplicitamente gli iPhone, gli iPad e si fa riferimento anche ad altri prodotti; nello specifico “clock e watches”. Non credo ci sia bisogno della traduzione.
Un brevetto che potrebbe causare salivazione abbondante agli amanti delle statistiche “alla focus”: una fabbrica che utilizzi il processo brevettato e operasse senza interruzioni per 15 anni, si legge, potrebbe produrre circa 6000 chilometri di Liquimetal all’anno in lamine di uno spessore compreso fra gli 0.1 mm e i 25mm e larghezza fino a tre metri.
Quantità sufficienti, insomma, a giustificare finalmente un uso massiccio delle nuove leghe amorfe in prodotti di ampia disponibilità, da produrre in milioni di unità.
L’approvazione di un brevetto è come sempre solo il primo passo di un processo più lungo. Ci sarà ancora da aspettare, quindi, per capire se quanto si legge sulla carta possa funzionare davvero anche a livello industriale. Le prospettive sono ottime però e, in quest’ottica, il 2014 potrebbe davvero essere l’anno di un Apple iWatch futuribile realizzato con un materiale che la concorrenza non potrebbe neppure lontanamente provare ad imitare.
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