Cara Siri, abbiamo finito di parlare due lingue diverse?

Se qualche volta vi è capitato di vedere un pazzoide su uno scooter inveire contro qualche nemico invisibile, è assai probabile che quel pazzoide fossi io. Da quando ho un casco dotato di Bluetooth, il mio rapporto con Siri – già abbastanza teso, diciamolo – è ulteriormente peggiorato: ma sarà forse iOS 7 a fare da consulente alla nostra tormentata relazione, grazie all’apprendimento delle pronunce corrette.

Vedete, Siri mi sfotte. No, non sono paranoico. Questo è un mio dialogo tipo, mentre cerco di chiamare qualcuno al telefono (attenzione al gioco degli accenti):

«Siri, chiama l’Àifon di ***.»
«Mi dispiace, non capisco.»
«CHIAMA – *** – ÀIFON»
«Non vedo “Aerosol” tra i contatti, ma posso cercarlo su Internet.»
(Seguono imprecazioni che censurerò per pudore. Però vi assicuro che una volta ho sentito la voce di Siri incrinarsi in un accenno di pianto).
«Ultima prova. Chiama l’aifÒn di ***.»
(In tono esultante) «Chiamo l’Àifon di ***!»

Altre parole le sono assolutamente aliene: ad esempio «mamma» (e sì che noi italiani la usiamo parecchio) devo pronunciarla a metà tra «mamàn» e «mama», con l’accento esatto di Bob Dylan in Knockin’ on Heaven’s door. Un’altra volta – surreale – Siri si è categoricamente rifiutata di chiamare un mio contatto, ma a ogni mia vana ripetizione ha cominciato ad accostare il nome a cognomi presi a caso dalla mia rubrica. Non trovo Fausto Rossi, non trovo Fausto Verdi, non trovo Fausto Brambilla. Possibile che non ci sia del dolo? Come sarebbe a dire, «è solo un’applicazione»?
Niente paura. Una nuova feature di iOS 7, a quanto sembra, consentirà di comunicare a Siri che un determinato nome non si pronuncia così, ascoltare una serie di opzioni da lei suggerite e dirle quale di queste usare in futuro. Ma non sono ancora del tutto tranquillo: in fin dei conti, i suoi prozii coi telefoni si divertivano parecchio.