Durante la Google I/O delle scorse settimane, la compagnia di Mountain View ha presentato in pompa magna Google Play Music All Access, un servizio che permette di accedere alla gigantesca libreria musicale di Google dietro il pagamento di una quota mensile. Google ha di recente confermato che l’app per accedere al servizio arriverà entro breve anche per iOS.
Aspettate però a festeggiare. Il software sarà disponibile, proprio come il servizio, solo negli Stati Uniti. La conferma è arrivata sul palco della D11 Conference dove Sundar Pichai avrebbe spiegato al sempreverde Walt Mossberg che il servizio sarà “accessibile universalmente” e che “dove c’è una grande massa di utenti, noi investiamo in più piattaforme“.
Non ci sono ancora dettagli reali riguardanti la data per il lancio, ma il periodo di prova per Google Play Music Access avrà inizio il 30 giugno, e il servizio costerà 7,99$ al mese per chiunque si iscriva prima di quella data e 9,99$ per tutti gli altri.
Apple ha cambiato il modo di concepire l’acquisto della musica 10 anni fa, con l’introduzione di iTunes Store. Oggi il mercato è cambiato, e concorrenti come Spotify e Pandora mettono a serio repentaglio la salute del servizio di Apple. Oggi si ascolta la musica in streaming, e proprio per questa ragione compagnie come Amazon e Google devono cercare di arrivare per prime sul mercato, con il migliore servizio possibile, per mettere i bastoni tra le ruote al nuovo servizio di Cupertino.
La forza di Apple in questo settore sta negli accordi presi in precedenza con le etichette discografiche, che hanno già avuto modo di conoscere il potere di iTunes e potrebbero avere fiducia in Apple. Pare però che Eddy Cue, che si occupa di trattare con i produttori discografici, starebbe incontrando resistenze con alcune aziende riguardo alcuni dettagli come lo skip delle canzoni. Qualche indizio dell’esistenza di iRadio era già comparso in una build di iOS per iPad, ma nonostante tanti rumors, sembra che il servizio potrebbe non riuscire a fare il suo debutto nemmeno in tempo per la WWDC, cosa che darebbe certamente un certo vantaggio temporale a Google.
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