L’Unione Europea vuole capire meglio quali sono i rapporti fra Apple e gli operatori che distribuiscono l’iPhone nel vecchio continente.
Sulla base delle informazioni raccolte finora, la Commissione ritiene che Apple possa aver spinto gli operatori ad accordi anti-concorrenziali, con clausole e obblighi finalizzati a danneggiare i concorrenti o ad imporre oneri eccessivi sugli operatori. A tal fine in questi giorni i “carriers” europei stanno ricevendo questionari specifici attraverso i quali i commissari vogliono raccogliere nuovi dati per verificare questa possibilità.
Secondo quanto scrive il Financial Times l’interesse dell’indagine da parte della Commissione è focalizzato su termini e condizioni della distribuzione, che potrebbero essere pensati per far sì che nessun altro competitor possa ottenere dagli operatori condizioni migliori di quelle ottenute da Cupertino.
Fra le pratiche “anomale” in corso di accertamento vi sarebbero ad esempio l’imposizione di ordini minimi di iPhone, restrizioni nell’utilizzo dei budget di marketing da parte degli operatori, soprattutto in occasione del lancio di un nuovo dispositivo, e alcune clausole che imporrebbero ai carrier di non offrire ad Apple percentuali di pagamento per i dispositivi inferiori a quelle degli altri produttori. Dubbi, infine, anche sulla possibilità che Apple abbia deciso di limitare scientemente il supporto alle reti 4G europee sui suoi dispositivi di ultima generazione.
L’indagine, di cui già si era iniziato a parlare qualche mese fa, deriva proprio dalle “lamentele” ufficiali di alcuni operatori, stanchi, a loro dire, dei contratti capestro imposti da Apple per la distribuzione dei propri prodotti.
Tutto il succo della questione, però, sta in un punto, che la Commissione ha ben chiaro: per determinare un comportamento anti-concorrenziale e per far sì che le accuse vengano formalizzate, ci vuole anche la certezza che Apple stia dominando il mercato europeo degli smartphone. Vista la diffusione dei prodotti della concorrenza, Samsung in testa, potrebbe non essere semplice confermare questo aspetto.
L’impressione, per altro, è che molte delle pratiche attuate da Apple rappresentino per lo più un limite alla diffusione dell’iPhone, non un vantaggio. In primis perché gli operatori finiscono per promuovere in maniera più insistente ed efficace smartphone di altri produttori che lasciano loro più spazio di manovra (e maggiori possibilità di personalizzare gli smartphone relegandoli all’ecosistema del carrier, più che del produttore) e poi anche perché in questo modo molti operatori restano fuori dai giochi e non distribuiscono l’iPhone ai propri clienti. Wind, in Italia, è l’esempio più lampante di questa situazione.
Non a caso anche il noto analista indipendente Horace Dediu ha inserito fra le sue “quattro domande da fare a Tim Cook” un quesito proprio sulla scarsa diffusione dell’iPhone fra i carrier esteri: “Ci sono circa 800 operatori nel mondo. Perché il vostro telefono è distribuito solamente da 250 di essi? La concorrenza cita relazioni con più di 500 operatori nel mondo, dunque Apple è insolitamente selettiva”.
E’ abbastanza difficile sposare questa lettura oggettiva (una Apple estremamente selettiva che ha rapporti con pochi operatori nel mondo rispetto alla concorrenza) con le accuse che muovono alcuni operatori, che forse, dopo quasi 6 anni di iPhone, non riescono ancora a mandare giù il fatto che un produttore possa imporre loro le proprie regole sulla distribuzione del proprio dispositivo, tagliandoli di fatto fuori dalla brandizzazione e customizzazione del prodotto.
Al solito i politicanti dell’ Unione Europea cercano di minacciare ed estorcere soldi alle multinazionali.