Tim Cook è tornato a parlare dei capitali esteri Apple e della tassazione cui è sottoposta l’azienda negli U.S.A. in vista dell’udienza in Senato cui parteciperà martedì prossimo.
Il CEO di Apple ha voluto ribadire che l’azienda non ha alcun conto in sospeso con il fisco degli Stati Uniti e che ha sempre pagato fino all’ultimo centesimo delle tasse dovute. I capitali all’estero, dice Cook, sono generati all’estero e non rientrano perché la tassazione sul rimpatrio dei capitali è eccessivamente alta.
Il succo della “difesa” Cook sull’argomento sta tutto in questa frase riportata da Politico in un’intervista in cui il CEO Apple è tornato inoltre a parlare del nuovo Mac “made in U.S.A.”:
“Posso dirvi inequivocabilmente che Apple non incanala i suoi profitti statunitensi verso l’estero. Non lo facciamo. Paghiamo le tasse sui prodotti che vendiamo negli Stati Uniti e paghiamo ogni dollaro che dobbiamo. Vorrei essere molto chiaro su questo punto”.
In realtà questo è quanto già si sapeva, ma le inchieste del New York Times prima ed altri report sui media generalisti dipingono le strategie sui capitali stranieri messe in pratica da Apple come una sorta di elusione fiscale. Non su quanto generato negli States, ma su quanto generato oltreoceano e non rimpatriato.
Il motivo per cui Apple non fa “tornare a casa” i profitti maturati all’estero però è semplice e Cook lo ripete, ancora, per chi non lo avesse chiaro, in un’altra intervista al Washington Post:
“Se date uno sguardo alla questione oggi, per rimpatriare capitali negli U.S.A. è necessario pagare al fisco il 35% di quei capitali. E’ una cifra molto alta. Non stiamo proponendo che sia zero. So che è quello che credono molti dei nostri colleghi. Ma io non la vedo così. Però penso che quella cifra debba essere ragionevole”.
Il messaggio ai legislatori è chiaro: dateci una tassazione più bassa sul rientro dei capitali e vedrete che Apple (e probabilmente con lei molte altre azienda) farà rifluire fior di soldi verso le proprie operazioni in patria. Cook ha precisato infine che la sua udienza al Senato di martedì non sarà una mera esposizione dei fatti. Il CEO di Apple proporrà anche delle possibili soluzioni attuabili a livello federale per uscire da uno stallo che, vista la totale legalità delle operazioni di “elusione” attualmente in corso, rappresenta solo un mancato guadagno per il fisco americano.
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