Anche il Presidente Obama, nei giorni scorsi, ha parlato espressamente del problema, chiedendo alla Supreme Court di valutare la possibilità di rivedere in tempi brevi la legge che attualmente impedisce a due persone del medesimo sesso di convolare a nozze negli nella maggior parte degli Stati dell’Unione.
Il documento firmato anche da Apple arriva a sostegno di questa apertura da parte del Presidente, che aveva già esplicitato più volte la sua posizione favorevole ai matrimoni gay. Non è solo un endorsement della posizione della Casa Bianca ma anche un invito a fare di più, ovvero a dire, esplicitamente, che la possibilità di sposarsi anche fra persone dello stesso sesso è un diritto da garantire costituzionalmente.
Nonostante la tendenza “liberal” di molte delle aziende che hanno fornito il proprio supporto, il documento nasce su spinta di un gruppo conservatore che di fatto contraddice la linea di chiusura totale prevalente fra i rappresentanti del Partito Repubblicano.
Se può stupire una simile presa di posizione da parte di ex-governatori e nomi illustri del Great Old Party a livello federale, non stupisce che un buon numero di aziende aderenti alla proposta abbiano sede in California, dove nel 2008 lo “yes” alla Proposition 8 aveva portato alla sospensione dei matrimoni gay dopo appena 5 mesi dalla loro istituzione. La Corte Suprema, a fine marzo, dovrà esprimersi specificamente sulla Prop 8, che già in quel periodo molte aziende avevano osteggiato, schierandosi per il “no”.
Apple, in quell’occasione, prese posizione donando 100.000 dollari a favore dei sostenitori dei matrimoni omosessuali:
“Apple è stata fra le prime aziende californiane ad offrire eguali diritti e privilegi ai propri dipendenti legati a persone dello stesso sesso e noi crediamo fermamente che i diritti fondamentali di una persona, incluso il diritto a sposarsi, non debbano essere messi in discussione in base all’orientamento sessuale. Apple ritiene che questa sia una questione di diritti civili, più che una semplice questione politica, ed ha pertanto deciso di schierarsi pubblicamente contro la Proposition 8.”
Fra le altre numerose aziende che hanno firmato la proposta ci sono anche Abercrombie & Fitch, Nike, Oracle, Panasonic, Xerox, EBay, Zynga. Non compare invece Google, stando all’elenco parziale citato da Bloomberg, anche se le posizioni di Mountain View sono sulla stessa linea. Anche Sergey Brin, nel 2008, si era schierato con fermezza per il “no” alla Prop 8.
Il documento firmato dalle 60 aziende e da un folto gruppo trasversale di politici affronta la questione principalmente dal punto di vista delle grandi imprese. La negazione del diritto al matrimonio per i partner dello stesso sesso vigente ancora in 41 Stati, si legge nel documento, va a detrimento della civile convivenza sul posto di lavoro, è nociva per il morale dei dipendenti e non aiuta in fase di assunzione del personale:
“Per quanto possa essere accogliente la cultura di una specifica azienda, non può avere la meglio sullo stigma sociale istituzionalizzato dalla Proposition 8 ed altre leggi simili”.
Da un punto di vista tecnico il documento è un “friend-of-the-court brief”, che legalmente non impone assolutamente nulla e spesso può essere ignorato dalla Corte Suprema. Tuttavia la posizione esplicita di ampie porzioni della società civile sulla materia del contendere, soprattutto quando si tratta di aziende che danno lavoro a centinaia di migliaia di americani, non può certo essere trascurata.
Tanto più che altre 250 aziende, fra cui pure il tempio del conservatorismo che risponde al nome di Goldman Sachs, si preparano a recapitare alla Supreme Court un analogo documento pro-gay in relazione ad un caso che coinvolge il Defense of Marriage Act, una legge federale tutt’ora vigente che impedisce alle coppie gay legalmente sposate di richiedere esenzioni ed altri benefit riservati invece alle coppie eterosessuali.
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