Vedremo quale sarà, quest’oggi, l’effettivo risultato di una simile batosta “fuori orario” durante la seduta del Nasdaq, ma sta di fatto che siamo davvero di fronte a quello che Ben Evans definisce paradosso Apple. Ad oggi qualsiasi notizia che arrivi da Cupertino per il mercato è una cattiva notizia.
I motivi per cui gli analisti e il mercato non hanno gradito il record di ieri sono almeno quattro:
- Il numero di iPhone venduti non ha soddisfatto le aspettative
- I profitti di 13,1 miliardi di dollari non sono cresciuti a sufficienza anno su anno (erano 13,06 miliardi durante lo stesso periodo dello scorso anno)
- Il gross margin, per quanto alto, è sceso nettamente sotto il 40%
- La guidance per il prossimo trimestre è stata fornita in una forma “nuova” che non comprende, per altro, una previsionechiara sui profitti
Sono quattro aspetti differenti ma che, per il mercato, possono essere interpretati come un unico indicatore: Apple non cresce più come una volta.
Non basta che con questo trimestre Apple si sia accaparrata una fetta di profitti gigantesca, più grande di quella che potrebbero mettere insieme una decina di altre aziende del settore le cui azioni non subiscono scossoni nemmeno dopo trimestri in perdita.
Alle condizioni attuali Apple non può permettersi di fare “solo” bene, secondo analisti e mercato. Deve fare meglio. Sempre e comunque meglio. E’ il mito sconsiderato della crescita che porta a paradossi come questo. Se Apple mantenesse gli attuali livelli di profitto, senza crescere di una virgola, e riportasse risultati nel corso del 2013 paritetici a quelli del 2012 continuerebbe ad essere la prima azienda del mondo per profitti annuali, con un fatturato che supera abbondantemente i 100 miliardi di dollari annui, dando lavoro a 80.000 persone nel mondo, senza contare l’indotto.
Tutti valori che al mercato, che vede solo e comunque la crescita, non interessano. Apple sarebbe in quel caso, un’azienda stagnante, sulla quale non vale la pena investire.
Non è difficile capire come si arrivi a questo: bastano un paio d’anni di crescita spropositata, con un paio di hit incredibili (iPhone, iPad) per abituare il “mercato”, entità transnazionale con i paraocchi governata dagli algoritmi e fondi multimiliardari, a performance che non è semplicissimo garantire sul lungo termine.
“Come investitore stai comprando una compagnia con un alto livello di crescita e alti profitti, crescita in calo e stessi profitti oppure stessa crescita e (a causa di prodotti meno costosi) profitti inferiori?” si chiede Ben Evans. “Non è chiaro, davvero. Più cinicamente, questo è un catch 22: numeri alti significano saturazione (male) e numeri inferiori significano crescita rallentata (male).”
In altre parole il problema è questo: se per accontentare gli investitori Apple presentasse davvero un iPhone economico sicuramente aumenterebbe il numero di dispositivi venduti, ma calerebbero i profitti e il margine lordo. E questo non piacerebbe a Wall Street.
Se invece Apple manterrà prodotti dello stesso tipo, con prezzi più alti della concorrenza, capaci di vendere molto bene (meglio di molti altri, se non di tutti gli altri) ma in numeri poco superiori a quelli dei trimestri precedenti, il profitto rimarrebbe stabile, ma calerebbe il tasso di crescita (come in questo trimestre). E questo a Wall Street non piace.
Non c’è una vera via d’uscita da questo paradosso, al momento. E non c’è nemmeno molto che Apple possa fare per bloccare situazioni mediatiche anomale (come il report del WSJ sul calo degli ordini che Tim Cook, durante la conference call, ha praticamente definito come insensato) capaci di impattare in maniera sensibile sul valore di AAPL.
L’importante è che Apple continui a fare quello che sa fare meglio, ovvero prodotti di qualità, senza necessariamente prendere scelte dettate dalla necessità di inseguire il mercato.
Quando Steve Jobs parlava del mercato come “bottom line” secondaria, aveva ragione da vendere. Resta da capire se anche Tim Cook davvero lo pensa o se alla fine “per il bene degli azionisiti e degli investitori” (che El Jobso non ha mai considerato più di tanto) verranno operate scelte che non hanno come punto di riferimento il consumatore e il prodotto. Questo è l’aspetto più importante, a mio modestissimo parere, ed è su questo punto che dovrebbe concentrare la propria attenzione chi volesse davvero capire quale futuro attende Apple. Non è facile essere i primi, non è facile proprio per niente.
Visto il trend degli ultimi mesi, sembrerebbe che Wall Street voglia riprendersi la crescita di AAPL del 2012. Che tristezza!
Non ne hai parlato, ma mi sento di dire che anche la scelta di distribuire dividendi è stata un “piccolo” errore. Wall Street non si merita nulla perché è insaziabile.
edu ha detto:
Esattamente.
Se Tim Cook ne la smette di regalare soldi agli azionisti farà fallire Apple malgrado siano il più grande produttore sul mercato e quelli che vendono di più con il maggior fatturato.
Il tutto grazie ai parassiti ladri di Wall Street. Gente ricca che diventa più ricca rubando soldi alle aziende sane per creare bolle speculative su aziende fasulle.
Si vabbe ma lamentarsi del sistema di Wall Street solo quando il titolo scende mi sembra un po’ troppo facile…
E’ stato lo stesso sistema a farlo salire in maniera esagerata , se vuoi valere ancora 700$ ad azione devi portare certi risultati altrimenti caldi e ti stabilizzi ad un valore minore…
Il valore di un’azione non è mica dato dal fatto che c’e’ il logo della mela sopra eh :D
d’altronde alla apple non gliel’ha ordinato il dottore di quotarsi in borsa quindi…