Tim Cook e l’intervista a Bloomberg: i passaggi salienti

Bloomberg Businessweek ha pubblicato una lunga intervista a Tim Cook dopo i suoi primi mesi da CEO di Apple. Il suo predecessore, Steve Jobs, non era solito rilasciare dichiarazioni alla stampa, fatta eccezione per l’annuale D All Things Digital Conference a cui quest’anno ha preso parte anche lo stesso Cook. Lunga oltre 10 pagine, l’intervista può essere letta integralmente sul sito di Bloomberg. Di seguito trovate alcuni degli spunti più interessanti.

Una delle prime azioni prese da Cook nel ruolo di CEO è stata quella di fare beneficenza a nome di Apple: “La mia personale filosofia sul dare è meglio espressa in una citazione di John F. Kennedy: ‘Molto è atteso a quanti molto è dato’. Ho sempre creduto in questo. Sempre”. Tra le novità degli scorsi mesi c’è anche una maggiore trasparenza riguardo i fornitori e il processo produttivo dei dispositivi marchiati con la mela morsicata: “È scontato che dobbiamo essere molto riservati nello sviluppo dei nostri prodotti e per quanto riguarda i piani futuri. Ma ci sono altre aree dove saremo completamente trasparenti così da poter fare la differenza. È così che vediamo la questione”.

Cook ricorda anche il suo primo giorno ad Apple: “Per il primo giorno ad Apple ho dovuto attraversare un gruppo di persone in protesta davanti all’edificio. C’era un cordone di protestanti che si stava lamentando perché Steve aveva deciso di rimuovere dal mercato il Newton. E loro ci tenevano tanto. Ho pensato ‘Questo è eccezionale'”. Il CEO prosegue poi rassicurando gli amanti del Mac preoccupati che Apple possa votarsi solo al settore mobile: “Siamo fortunati. Ci troviamo in due mercati che stanno crescendo molto rapidamente e sono molto grandi – parlo del mercato dei telefoni e di quello degli smartphone. Lo spazio occupato dai PC è altrettanto grande, ma il mercato non sta crescendo. Ad ogni modo, la nostra quota rimane bassa, e questo significa che c’è ancora molto spazio per noi”.

Cook ha anche commentato i recenti cambiamenti tra i dirigenti del progetto iOS, confermando le tesi che davano l’allontanamento di Forstall dettato dagli attriti con gli altri importanti dirigenti: “Devi essere esperto in collaborazione. E così i cambiamenti che abbiamo fatto ci permettono di avere tutto un altro livello di collaborazione […] La facciata di tutto questo è il software, giusto? E la facciata di questo iPad è il software. Così ci siamo detti, Jony ha fatto un lavoro eccezionale nel guidare il design del nostro hardware, lasciamo che Jony sia responsabile anche del software e del look-and-feel del software, non dell’architettura che nasconde, ma solo di come appare all’utente”. E mentre Microsoft cerca di uniformare l’esperienza di utilizzo su tutti i tipi di dispositivi, Apple fa l’opposto: “Non crediamo che l’OS per iPhone e iPad dovrebbe essere uguale a quello per Mac… Gli utenti vogliono iOS e Mac OS X e vogliono che lavorino insieme senza problemi, non che siano la stessa cosa, ma che lavorino insieme senza problemi”. E cosa sbaglia la concorrenza quando si tratta di tablet? “Quello che vedo, e parlo per me, è che alcuni di questi prodotti possono confondere, diversi sistemi operativi con diverse interfacce. Allontanano dalla semplicità. Pensiamo che un cliente voglia togliersi di mezzo tutti i problemi. E vogliamo che un cliente sia al centro di tutto. […] Ma quello che credo veramente è che molte persone comprano uno di questi dispositivi sentendosi bene inizialmente perché hanno pagato un prezzo inferiore, ma quando lo porteranno a casa e cominceranno ad utilizzarlo, non saranno più soddisfatte. Quella sensazione sarà sparita. E quelle persone non faranno un’altro acquisto simile”.

Cook ammette molto onestamente l’insuccesso delle mappe di iOS 6: “Volevamo dare ai nostri clienti un’esperienza migliore, ma evidentemente non siamo riusciti a sopravvivere ai nostri obiettivi”. E cosa differenzia Samsung fornitore da Samsung concorrente? “Possiamo separare le nostre menti per diverse categorie della compagnia. Sono una grande azienda che ha diverse divisioni. Ed è così che io cerco di immaginarmela… La cosa che è differente [rispetto agli altri concorrenti e fornitori] è il peso della causa legale”.

Il resto della intervista lo trovate a questo indirizzo, ma è interessante scoprire come Cook ha scoperto che sarebbe diventato il nuovo CEO di Apple: “Vado a casa sua [di Jobs] e  – ricordo ancora come ha cominciato la discussione. Ha detto ‘Non c’è mai stata nessuna transizione professionale di un CEO ad Apple’ ha detto ‘La nostra compagnia ha fatto molte grandi cose, ma non ha mai fatto questa’. L’ultimo tizio viene licenziato e ne arriva un altro. E continua ‘Voglio che ci sia una transizione per un nuovo CEO che sia professionale, e io sarò il chairman”. E riguardo la sua personale relazione con Jobs: 

Penso che la vista esterna di questo sia che Steve era un capo, ma quando lavori con qualcuno per così tanto tempo, almeno per quanto mi riguarda, la relazione diventa davvero importante. Hai presente? Non voglio lavorare con persone che non mi piacciono. La vita è troppo breve. E così si diventa amici. La vita ha troppi pochi amici“.

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