Gli ultimi tentativi finalizzati al raggiungimento di un accordo fra Apple e Samsung non hanno prodotto i risultati sperati dalla Corte. I CEO delle aziende non sono giunti a nessun tipo di patteggiamento, che a questo punto della “battaglia” non conveniva più a nessuno dei due contendenti, men che meno ad Apple.
Ad esprimere il verdetto sarà dunque la giuria, che dovrà farlo riempiendo un modulo complicatissimo che metterebbe in difficoltà anche i geek più preparati.
Quella che vedete qui sopra è solo la prima pagina del documento. Alla giuria viene richiesto di indicare, con un sì o con un no, se ritiene che una delle tre controllate Samsung chiamate in causa nel processo abbia infranto oppure no la sezione X del brevetto Y con ognuno dei singoli dispositivi elencati.
I brevetti al centro della disputa sono più di uno, così come le sezioni contestate. E’ per questo che l’elenco di dispositivi si ripete nel form più e più volte. I giurati avranno a disposizione tutti gli smartphone e i tablet elencati nelle tabelle. Potranno usarli, connettersi ad internet tramite il Wi-Fi del tribunale, ma è fatto loro divieto assoluto di scaricare alcun aggiornamento software venga proposto. Le indicazioni sulle procedure da seguire sono contenute in una “comoda” giuda di 109 pagine fornita già da qualche giorno a ciascun giurato.
Avete presente le scene dei film giudiziari americani in cui la giuria si trincera in un albergo a spese del tribunale, nessuno dei giurati può uscire o avere contatti con il mondo esterno e le giornate passano lunghe ed estenuanti in attesa che i membri riescano a raggiungere un accordo?
Ecco siamo praticamente a quel punto del processo, ovviamente senza tutta la drammatizzazione scenografica cui il cinema ci ha abituato. Ora è chiaro perché la giudice Lucy Koh, nel chiedere di nuovo la pace ad entrambi i “litiganti”, li ha avvertiti che un eventuale verdetto avrebbe potuto scontentare entrambi.
La percezione mediatica del processo è una cosa, con lo show legale fatto di prove, slide, arringhe, testimonianze. L’effettiva trasformazione di tutto questo in una sentenza ad opera della giuria è ben altro. E’, oggettivamente, un procedimento rischioso. Perché la giuria, per definizione, non ha interessi attivi nel settore dei due contendenti e dunque, con ogni probabilità, non ha neppure la necessaria esperienza per giudicare nello specifico eventuali violazioni di brevetti su prodotti che a quel settore appartengono.
Sia Apple che Samsung lo sapevano ed hanno preferito comunque arrivare a questo punto. Adesso non resta che aspettare la decisione dei giurati, tutt’altro che scritta. E vada come vada, non è finita qui, perché sia che la bilancia penda verso la California, sia che penda verso la Korea, l’appello sarà praticamente inevitabile.
La giuria si riunirà a breve (probabilmente oggi o domani), al termine delle arringhe conclusive delle due parti.
Da utente super partes (felicemente passato a Lumia 900), Samsung ha scopiazzato alla grande, è giusto sia sanzionata le il plagio della UI.
Da qui a dire che si possa brevettare un touch screen con un pulsante, la vedo una cosa pericolosa…Fortuna che qui in Europa siamo più rigidi sui brevetti facili ;)
Ammetto che apple non mi è mai stata simpatica nè come produttrice di pc nè come produttrice di ipodpadphone. E’ il sinonimo della negazione evolutiva del computer , nata per fare soldi e bloccare ogni inizativa di crescita nel mondo dell’informatica. Per fortuna le cose sono andate diversamente da come penstato da mr. Jobs ed ora siamo qui a dover osservare queste diatribe ridicole fra due mondi uno chiuso e angustiato dalla perdita del dominio sul fronte mobile e l’altro un po’ più aperto e un po’ più libero.
Da proprietario di Ipod 3g (che è sul tavolo della scrivania, dietro al monitor da due anni, immobile, jailbreakkato, pieno di polvere) , Winphone e android phone, dico
Evviva la libertà da ogni costrizione e da ogni blocco, “muoia sansone con tutti i fillistei” ed aggiungo una frase finale di Richard Stallman che rappresenta alla perfezione lo spirito di Steve Jobs e della sua vita nel mondo informatico :” Nobody deserves to have to die – not Jobs, not Mr. Bill, not even people guilty of bigger evils than theirs. But we all deserve the end of Jobs’ malign influence on people’s computing.
Richard