Apple e Foxconn si spartiranno i costi per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori cinesi

Le polemiche sullo sfruttamento da parte di Foxconn dei lavoratori cinesi che assemblano i prodotti Apple sono andate attenuandosi con il passare delle settimane. L’impegno di Apple nell’affrontare la questione si è fatto decisamente più evidente, grazie anche ad un notevole dispiegamento di forze mediatico necessario per rispondere alle inchieste del New York Times, e non è sfumato con il naturale decadimento dell’attenzione riservata all’argomento dagli agenda setter del settore tecnologico.

Reuters segnala infatti un’altra iniziativa intrapresa da Apple e Foxconn dopo le recenti ispezioni degli stabilimenti affidate alla Fair Labor Association: stando a quanto dichiarato dal CEO di Foxconn, Terry Gou, l’azienda cinese e Apple si spartiranno i costi necessari al miglioramento delle condizioni di lavoro
dei dipendenti cinesi.

“Abbiamo scoperto che il miglioramento delle condizioni in fabbrica non è un costo. E’ un vantaggio sulla concorrenza”, ha detto Gou ai reporter durante la conferenza stampa che si è tenuta al termine della cerimonia inaugurale della nuova sede Foxconn di Shanghai. “Crediamo che Apple intenda questo impegno come una forza concorrenziale, proprio come noi. Per questo spartiremo i costi iniziali delle operazioni”.

Non è dato sapere quali siano i costi in questione né se la spartizione della spesa sarà equa oppure in percentuali differenti per Apple e il produttore cinese.

La nuova rotta che Foxconn ha deciso di percorrere sotto le pressioni di Apple e degli organismi di controllo occidentali inverte, a quanto è dato di capire, una tendenza evidente degli ultimi anni, vale a dire la competitività raggiunta attraverso il contenimento dei costi del personale, che passa anche attraverso piani di delocalizzazione degli stabilimenti in aree meno sviluppate in cui i salari sono più bassi.

Una delle prime iniziative che Foxconn ha intrapreso per migliorare le condizioni di lavoro a Shenzhen e nelle altre fabbriche della catena si è concretizzata in un recente aumento dei salari (dal 16% al 25% di aumento a seconda dell’impiego).

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