Evernote acquisisce Penultimate

Penultimate è la quarta applicazione più popolare di sempre su App Store. Per chi non la conoscesse, l’app è una sorta di taccuino digitale su cui si possono scrivere appunti, fare scarabocchi, annotare progetti.
Da gennaio l’applicazione ha integrato il supporto ad Evernote, altro servizio arcinoto che permette di archiviare e tenere sempre in sync fra più dispositivi, le proprie note, piccoli files e altri elementi comuni della quotidianità digitale.
E’ un’unione ben riuscita, visto che la tecnologia di riconoscimento della scrittura di Evernote permette agli utenti di interpretare le proprie note scritte con Penultimate e archiviarle sotto forma di file di testo su Evernote.
Un’unione talmente idilliaca che Evernote ha pensato bene di fare il grande passo e finalizzare l’acquisizione di CocoaBox, la software house che sviluppa Penultimate.

La notizia farà piacere a tutti i fan del Newton e del suo sistema di riconoscimento della scrittura. Una caratteristica che i dispositivi touch di Apple non hanno mai replicato nativamente e per la quale non esiste al momento una vera soluzione software definitiva.

Phil Libin, CEO di Evernote, e Ben Zotto, fondatore di CocoaBox, hanno confermato che il riconoscimento della scrittura manuale e in generale una migliore gestione e integrazione della scrittura con “inchiostro digitale” sono un po’ i motivi principali per cui la compagnia ha deciso di prendere la strada dell’acquisizione.
Di certo non vanno esclusi neppure il nuovo round di finanziamenti da 70 milioni di dollari che l’azienda ha chiuso da poco e più in generale le mire “espansionistiche” di Evernote, che di recente ha messo le mani anche su Skitch, un altro servizio che nella comunità Mac gode di un discreto successo.

Penultimate rimarrà un’applicazione a se stante sotto l’egida di Evernote, che provvederà però ad implementare nuove funzioni e a migliorarne l’integrazione con il servizio, aprendo così l’app ad un mare di ulteriori possibilità di condivisione che ad oggi rimangono piuttosto limitati.

In un periodo di acquisizioni pazze con assegni a troppi zeri come quelle di Instagram da parte di Facebook (1 miliardo di dollari) e OMGPop da parte di Zynga (250 milioni), fa piacere vedere che nella Silicon Valley (a San Francisco per la precisione) c’è ancora chi ritiene importante costruire e crescere sulla base di servizi dal valore reale, con business model chiari e funzionanti e soprattutto con l’obiettivo di creare un’azienda forte che possa prosperare sul lungo termine.

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