iTv: ma siamo sicuri che sia un televisore?

Uno dei passaggi più citati della biografia di Steve Jobs di Walter Isaacson è probabilmente quello in cui il Co-Fondatore Apple accenna al futuro della Apple Tv e al fatto di aver finalmente trovato la soluzione per la realizzazione di un prodotto che punti alla rivoluzione della distribuzione dei contenuti televisivi.
Nel leggere quelle parole il pensiero di molti è andato immediatamente alla già chiacchierata iTv, un vero e proprio televisore Apple che possa portare l’esperienza Apple in milioni di salotti americani.

A credere in maniera particolarmente fervente a questa possibilità non sono tanto gli utenti, quanto gli analisti finanziari. Nei mesi scorsi abbiamo letto più di un intervento “iper-ottimista” al riguardo da parte degli aruspici di Wall Street. Ora però c’è chi si è spinto un po’ troppo oltre. Come Peter Misek di Jefferies Capital Partners, che ha addirittura pronosticato quante di queste TV (ancora inesistenti) Apple saprà vendere nel corso del 2012 e del 2013.
Ma se l’Apple Tv del futuro non fosse affatto un televisore?

Con una mossa a dir poco azzardata, Misek ha diffuso un report in cui parla di ben 2 milioni di iTv vendute nel 2012 e 10 milioni venduti nel 2013. Niente male per un prodotto che non esiste.
Gli elementi che secondo l’analista confermerebbero questa visione sono tre e li riporta Philip Elmer-DeWitt, di Fortune:

• Hon Hai Precision Industries ha comprato il 50% dello stabilimento di Sakai, Giappone, in cui Sharp fabbrica schermi per i televisori per 800 milioni di dollari
• Report secondo cui vari fornitori asiatici di Apple hanno cominciato a ricevere filtri, pannelli, pellicole polarizzate e componenti IGZO
• Report (rumors) sul fatto che Apple voglia raddoppiare le dimensioni del suo data center in North Carolina, probabilmente per gestire la distribuzione di maggiori “quantitativi” di contenuti

Misek non è solo in questa sua “fissazione” per la iTV. Anche Gene Munster di Piper Jaffray ha spinto parecchio in questa direzione nel corso dell’ultimo anno. Il motivo? Una spifferata che gli sarebbe arrivata da Cupertino secondo la quale l’analista avrebbe dovuto tenere d’occhio Apple in relazione al settore televisivo. L’interpretazione che ne ha dato Munster lo ha spinto a cercare e indagare nell’ambito della produzione di un hardware televisivo.

Nulla vieta, invece, che il prodotto cui Steve accennava sia principalmente una soluzione software based e che l’hardware di supporto non sia che una 3a versione dell’hobby Apple Tv. Lo scopo non sarebbe quello di sostituire l’oggetto televisore, ma il meccanismo di fruizione con un sistema integrato basato su varie partnership con i fornitori dei contenuti.
Le ragioni che suggeriscono un’altra lettura delle parole di Steve Jobs sull’iTV sono del resto molte di più di quelle proposte da Misek e sembrano più solide delle informazioni che qualche uccellino di Cupertino ha fischiettato nell’orecchio di Gene Munster.
Sono critiche e spunti che in alcuni casi hanno più di un anno, ma sono ancora perfettamente validi:

• I mercati sono pieni di produttori a basso costo e i margini di profitto sono inesistenti
• I prodotti sono grossi, pesanti e richiedono talvolta l’installazione da parte di esperti (ma Apple in questo caso potrebbe semplificare)
• Necessitano di grandi spazi espositivi nei negozi e di magazzini altrettanto grandi
• Non c’è un mercato globale standardizzato (NTSC negli USA, PAL qui da noi)
• Il televisore è un bene che viene cambiato con una bassisima frequenza.

Quello che Steve Jobs davvero aveva in mente lo sapremo forse più avanti quest’anno. Capiremo allora cosa intendeva con quel suo “I finally cracked it”?