Nilay Patel ha provato a spiegare su The Verge che l’ingiunzione non avrà alcun effetto ed è “puramente simbolica”, ma Florian Müller, analista tedesco con 25 anni di esperienza nel settore della proprietà intellettuale e autore del seguito blog FossPatent, non è affatto d’accordo e dice che bollare come insignificante il procedimento significa sottovalutarne la possibile portata. In più avanza l’ipotesi di una mossa strategica che si inserisce in uno schema legale più ampio.
Nell’ingiunzione in oggetto Apple GmbH, la sussidiaria tedesca dell’azienda di Cupertino, non viene mai citata. Motorola Mobility ha intentato causa contro la “sede centrale” ed è nei confronti della “sede centrale” che il Tribunale Regionale di Mannheim ha emesso la decisione. Questo è il dettaglio che ha spinto Patel a definire “simbolico” il caso tedesco, ma secondo Müller, per quanto la decisione della Corte potrebbe non causare il blocco totale delle vendite di iPhone e iPad in Germania, ci sono dei particolari che complicano la faccenda.
In primo luogo, il sito Apple tedesco (apple.de) non è operato da Apple GmbH, ma da Apple Inc. (la “sede centrale”). Poiché nell’ingiunzione si legge che ad Apple Inc. è fatto divieto di “distribuire” i propri prodotti incriminati in terra tedesca, ci sono buone probabilità che le vendite dei dispositivi tramite il canale online possano subire uno stop.
Apple Inc, poi, non può “spedire” i prodotti in Germania, un divieto che comprende quindi anche l’invio di prodotti ad Apple GmbH. Certo, dice Müller, ci sono le aziende controllate di altri paesi UE tramite le quali bypassare il blocco, ma non è una pratica esente da rischi e certamente i legali di Motorola non starebbero a guardare.
Un’ipotesi che Müller non prende in considerazione, però, è che a spedire i prodotti ad Apple GmbH siano direttamente i produttori orientali (Foxconn in primis). In quel caso sarebbe un soggetto terzo, per quanto partner di Apple Inc, a gestire la “spedizione” verso la Germania e l’ingiunzione sarebbe bella e scavalcata. Interrogato su questo punto Müller mi ha però risposto via Twitter spiegando che è il rapporto contrattuale che conta. In questo caso quello fra Apple Inc. e i produttori orientali.
L’opinione generale di un buon numero di esperti di diritto tedeschi, contattati da Florian Müller, è che la prossima mossa di Apple sarà l’appello all’ingiunzione, da fare in fretta, possibilmente presso una Corte di ordine superiore rispetto al Landgericht Mannheim. Dopo che la richiesta di appello sarà stata accolta, Apple potrà chiedere la sospensione dell’ingiunzione fino alla sentenza.
C’è infine un altro aspetto interessante che vale la pena segnalare. Per quale motivo Apple non ha fatto quanto in suo possesso per bloccare l’ingiunzione richiesta da Motorola? A quanto pare i legali Apple avrebbero potuto avanzare una propria richiesta di archiviazione al tribunale di Mannheim, ma non l’hanno fatto. Scartata l’ipotesi di una negligenza, assai improbabile in un caso così importante, rimane l’ipotesi strategica.
Venerdì vi abbiamo parlato dell’indagine che l’antitrust europea ha aperto nei confronti di Samsung. E’ un procedimento molto importante, che se andrà come Apple spera che vada potrebbe avere ripercussioni pesanti a sfavore di Samsung in tutti i casi europei. Ora, l’udienza per il caso Motorola si è tenuta a Mannheim il 21 ottobre. Non è da escludere dunque che in quei giorni i legali Apple già sapessero qualcosa dell’imminente indagine UE.
Il succo è che per evitare scossoni e soprattutto per evitare che il tribunale tedesco potesse respingere un’eventuale richiesta di archiviazione frammentando le decisioni di diversi tribunali europei (in Olanda una simile richiesta di Apple è stata accolta precedentemente), i legali di Cupertino hanno evitato di calcare la mano. In sostanza Apple avrebbe parzialmente “sacrificato un pedone” per lasciare aperto uno schema più complesso che non si limita alla semplice risoluzione delle dispute tribunale per tribunale. E’ solo un’ipotesi e non c’è nessuna conferma che le cose possano davvero essere andate così. Ma da un’azienda i cui legali protestano formalmente per l’uso scorretto di una virgola nel nome Apple Inc. è lecito aspettarsi tattiche degne di un bestseller di John Grisham.
Complimenti per l’articolo. E’ pieno di spunti anche se da un punto di vista prettamente giuridico contiene alcune inesattezze.
Concedetemi giusto un paio di riflessioni che, forse, possono agevolare una migliore comprensione.
Leggere che si tratti di una ingiunzione “puramente simbolica” di natura procedurale palesa la scarsa conoscenza del meccanismo giuridico che vi sta alla base: ogni ingiunzione ha natura procedurale altrimenti non potrebbe essere impositiva.
Il riferimento al destinatario (Apple GmbH, invece che Apple Inc.) non è, poi, così determinante come sembra, anzì, il fatto che l’ingiunzione sia rivolta ad Apple Inc. deve far riflettere. Si tratta di una scelta voluta, volta a produrre effetti difficilmente aggirabili (cosa che sarebbe accaduta ove ad essere condannata fosse stata Apple GmbH).
Onestamente non riesco a capire coloro che parlano di vittoria di Pirro da parte di Motorola (ed indirettamente, a questo punto, di Google).
E’ uno scontro, comunque, molto interessante.
Infatti la mia posizione, e quella di Muller, è che non si tratti affatto di una vittoria di Pirro, ma che semmai ci possano essere delle motivazioni strategiche più ampie dietro.
Era Patel che sosteneva fosse puramente simbolica, mentre Müller (a mio parere giustamente) lo contraddice ;)