L’accordo per l’attivazione del servizio musicale cloud based fra Apple e i publisher potrebbe essere siglato a breve. E’ quanto sostiene Greg Sandoval in un nuovo articolo pubblicato su Cnet nel quale il giornalista fa il punto della situazione sulle relazioni fra Apple e i vari soggetti coinvolti nell’eventuale lancio di una versione in streaming di iTunes.
L’azienda di Cupertino ha già stretto tutti gli accordi necessari con le major, ma perché vi sia il nulla osta definitivo serve un contratto anche con i publisher, entità separate dalle case discografiche che si occupano di garantire la riscossione dei diritti d’autore sulla commercializzazione e riproduzione della musica.
Le possibilità che l’accordo arrivi entro il 6 giugno, data di un possibile annuncio della novità alla WWDC, sono buone, anche perché il successo dell’iniziativa di Apple è interesse di tutte le parti in causa.
Le proposte cloud di Amazon e Google, infatti, sono partite senza attendere alcun accordo con le major e con i publisher. Non ne hanno bisogno perché non permettono di comprare nuova musica da ascoltare in streaming, ma solo di fare l’upload di canzoni già disponibili fisicamente sull’hard disk dell’utente.
Il servizio di Apple sarà diverso e per consentire agli utenti di accedere ad una libreria molto più ampia di quella ospitata sul proprio computer è necessario stringere le mani giuste e firmare le necessarie carte.
Non è un mistero che major e publisher guardino con speranza al nuovo servizio di Apple, dato che potrebbe essere un metodo efficace per garantire una nuova crescita alle vendite musicali, stagnanti fin da troppo tempo.
Il vero problema è che accordi di questo genere non sono mai stati siglati prima d’ora. I termini di cui discutere sono verosimilmente numerosi e complessi, soprattutto riguardo la musica di catalogo legata a contratti che non prevedevano neppure la rivoluzione digitale che ci sarebbe stata con l’iPod, figuriamoci se prevedevano la possibilità dello storage remoto dei contenuti.
In ogni caso la somma che divide Apple e Publisher dall’accordo, scrive Sandoval, è poca cosa. La possibilità che un annuncio del servizio ritardi non è da escludere a priori però, dato che anche per accordi normali (e questo non rientra in quella categoria) i tempi non sono brevi e intoppi di vario genere sono sempre in agguato.