L’iniziativa è apparsa subito per quella che è: un vigliacco tentativo di spillare soldi agli sviluppatori da parte di un patent troll alla ricerca di facili guadagni. Tanto più che per quella tecnologia Apple, ovvero il soggetto che mette a disposizione degli sviluppatori le API contestate, già paga una licenza.
Nella lettera inviata a Lodsys da Bruce Sewell, Senior Vice President responsabile dell’ufficio legale di Apple, emerge chiara la posizione dell’azienda di Cupertino, cui gli sviluppatori avevano chiesto a gran voce un intervento diretto. Apple sta con i suoi “App Makers” e contesta in toto l’azione di Lodsys, che inviando ai developers una richiesta di licenziamento del brevetto contestato ma già licenziato da Apple avrebbe scelto una via totalmente sbagliata e priva di qualsivoglia fondamento di diritto per far valere i propri presunti diritti.
Nella lettera Sewell scrive le 3 paroline magiche, cease and desist, invitando ufficialmente Lodsys a ritirare le lettere inviate agli sviluppatori e a rinunciare alla pretesa di licenziare la tecnologica in oggetto a tutti gli sviluppatori che hanno implementato gli acquisti in-app nelle proprie applicazioni.
Questa era la risposta che tutti i developers attendevano. Anche perché l’accettazione dei termini imposti da Lodsys e il pagamento da parte degli sviluppatori delle tariffe di licenza richiesta dall’azienda avrebbe innescato un precedente assai pericoloso, vista la quantità di patent troll che si annidano nelle pieghe del farraginoso sistema dei brevetti software statunitense.
Adesso resta da capire quale sarà la reazione di Lodsys, che probabilmente non avrà intenzione di mollare facilmente la presa.
Il testo integrale della lettera inviata da Apple a Lodsys è disponibile su Macworld.