Un dipendente Apple giapponese, “Ecco perché sono un fanboy!”

Apple Store Tokyo

Dopo il messaggio di solidarietà a di aiuto inviato da Cupertino ai propri dipendenti nipponici, vogliamo riportarvi la testimonianza di un dipendete di un Apple Store giapponese che ha contattato i suoi amici di kevinrose.com per raccontare ciò che Apple ha fatto e sta facendo per i propri dipendenti e per i giapponesi. Ciò che segue è la traduzione delle e-mail inviate dal dipendente dell’Apple Store.

Quanto segue è la traduzione di una testimonianza che lascia immaginare una situazione di emergenza senza eguali che sta colpendo il Giappone e le sue megalopoli. Una situazione che riprende quasi le scene dei colossal catastrofisti di Hollywood.

Vogliamo ringraziare Giacomo Monari per la segnalazione.

Cari Alex L, David e Kevin
sono (nome del dipendente) dal Giappone. Come avrete potuto sentire, il quinto più grande terremoto mai registrato nella storia ci ha colpiti venerdì alle 02.30 pm ora locale del Giappone. Come spesso Alex mi dice su TWiM le storie che si vivono sono diverse da quelle raccontate dai media e c’è un racconto tecnologico di cui voglio parlarvi: quella su Apple Inc. in Giappone.

La realtà dei fatti: lavoro per Apple in uno dei suoi negozi giapponesi. Il terremoto ci ha colpiti mentre stavo lavorando al pian terreno di uno dei suoi negozi. Non appena l’intero edificio ha iniziato ad oscillare, lo staff ha accompagnato con calma le persone dal quarto piano fin giù al pian terreno, e sotto i robusti tavoli di legno su cui esponiamo i computer.

Dopo sette ore e 118 scosse di assestamento, il negozio era ancora aperto. Perché? Perché con le linee telefoniche e ferroviarie saltate, i taxi fermi e milioni di persone nei guai ed impaurite nella zona dello shopping di Tokyo, senza alcun accesso alla televisione, centinaia di persone hanno iniziato ad accalcarsi negli Apple Store per seguire le notizie su USTREAM e per contattare le loro famiglie tramite Twitter, Facebook e e-mail. I giovani lo facevano tramite i loro dispositivi mobili mentre i più anziani raggruppati attorno ai Mac. C’erano anche alcuni utenti Android lì (non ci sono quasi per niente postazioni WiFi gratuite in Giappone a porte negli negozi Apple, così anche gli utenti Android spesso vengono nei negozi).

Avete presente come avviene nei film sulle catastrofi, dove la gente per strada si ammassa attorno ai negozi di elettronica che hanno le televisioni nelle vetrine così da essere informati su ciò che sta accadendo? Nell’era digitale era quello che l’Apple Store di Tokyo stava diventando. Lo staff ha messo a disposizioni dispositivi di protezione contro le sovratensioni e prolunghe e 10 adattatori per ogni dispositivo iOS così che la gente potesse caricare i propri telefoni e tablet e contattare i parenti. Anche dopo la chiusura alle 10 pm, la folla si è accalcata davanti ai nostri negozi per usare il WiFI durante la notte visto che era ancora l’unico modo per accedere al resto del mondo.

Ad ogni modo, parlo di questo di questo non perché lavoro per Apple o perché sono un fanboy dichiarato, ma perché sono genuinamente orgoglioso dello staff Apple in Giappone e della loro voglia di stare aperti per aiutare le persone quel giorno. E sono anche stupito dal mondo in cui i prodotti Apple (e si, anche quelli di Google, di Twitter e di Facebook) le hanno aiutate. Anche dopo che abbiamo dovuto chiudere molti dello staff sono rimasti fuori al negozio riparare gli iPhone ed spiegare alla gente come contattare le famiglie o restare informati via WiFi.

TWiM, TWiT e Rev3 hanno parlato del potere della tecnologia e del “cloud” durante i recenti eventi mondiali, così anch’io ho voluto farvi sapere ancora un altro esempio avvenuto durante il grande terremoto nella regione di Tohoku in Giappone.

Con affetto,
(nome del dipendente)
sopravvissuto al grande terremoto nella regione di Tohoku del 2011

— Aggiornamento sulla vicenda —

Mentre vi scrivevo, un altro impianto nucleare è esploso così vi scriverò la seconda parte della storia nella maniera più breve possibile in modo da poter evacuare presto in caso di bisogno.

Una lista veloce delle cose carine che Apple ha fatto dopo che abbiamo chiuso:

1. Poiché i treni ed i telefoni erano saltati, la maggior parte delle persone che lavora a Tokyo era rimasta bloccata in città. Tutti gli hotel erano prenotati, le strade intasate e così centinaia di persone si trovavano di colpo senza un tetto. Apple ha detto al suo staff – retail E corporate – che poteva dormire nei negozi, Apple. I Senior manager dei negozi sono stati avvisati prima e, a nostra insaputa, sono andati a prendere cibo e bevande dopo che proprio la prima scossa ha colpito.
Sembrava essere una mano di Dio, visto che dalle 11pm (dopo 118 scosse di assestamento) tutto il cibo e le bevande erano esaurite in ogni negozio entro il raggio percorribile a piedi. E quando dico percorribile a piedi intendo 3-4 ore di distanza a piedi. (Tokyo è una grande città).
Lasciar dormire negli Apple Store non solo lo staff retail ma anche quello corporate fu geniale perché:

1a. Gli uffici del corporate si trovano in grattaceli con più di 50 rampe di scale. Con tutti gli ascensori del Giappone fuori uso, questo era un incubo.

1b. I negozi retail erano le uniche aree dove NOI controllavamo gli edifici da cima a fondo così potevamo monitorare, riparare e mantenere la corrente di emergenza, le reti e mantenere noi stessi al caldo.

1c. Il Wifi all’interno di tutto il negozio ed i dispositivi con Facetime ci hanno dato un’ancora di salvezza con le nostre famiglie ed il resto del mondo. Facetime è risultato essere MOLTO più stabile di Skype (ed io sono un fanboy di Skype!).

1d. Con le stanze per le dimostrazioni e con quelle per le pause dei dipendenti progettate per ospitare più di 150 persone, i negozi Apple si sono rivelati i posti più confortevoli per restare e per dove dormire. Molto più confortevole che dormire per strada in una fredda notte di Marzo.

2. Una volta che lo staff ha reso noto alle loro famiglie di essere non solo salvi ma anche in un posto confortevole (i frigoriferi delle stanze per le pause dei dipendenti erano piene di cibo e bevande, etc.) i familiari hanno iniziato a chiedere se anche loro potevano restare nell’Apple Store. Naturalmente la Apple ha acconsentito. La mamma di un membro del business team ha camminato per tre ore e mezza per raggiungere la figlia al negozio. Quando è arrivata lo staff le ha fatto una standing ovation (“Un Caloroso Benvenuto”) come fanno con i clienti in occasione del lancio di un nuovo prodotto.

3. Il capo delle risorse umane di Apple International e quello del Retail giapponese erano proprio in Giappone quella settimana. Entrambi erano venuti ed avevano trascorso la notte con noi e ci avevano detto che se qualcuno aveva voglia ti tentare la fortuna per tornare a casa Apple avrebbe pagato cibo, bevande o spese di trasporto che la persona avrebbe dovuto sostenere sulla via del ritorno. “La vostra salvezza è molto più importante”.
Se, sulla strada del ritorno, il membro dello staff si rendeva conto di non potercela fare e trovava un hotel aperto, Apple lo avrebbe pagato. Poiché molte persone vivevano a due o tre ore di distanza questo finiva col significare undici ore di cammino fino a casa, 300 $ di taxi, 800 $ per la stanza dell’hotel (solo gli hotel lussuosi avevano posti disponibili). Gli amministratori in collegamento con noi via Facetime da Cupertino e da Londra, ci dicevano di non preoccuparci, ci sostenevano, e ci avrebbero sostenuto economicamente.

4. Abbiamo continuato ad aprire le nostre porte alla gente confusa per strada riparando gli iPhone, vendendo batterie o semplicemente insegnandogli come restare aggiornati con i loro smartphone fino alle 3am.

E alla fine poiché scrivo questo tre giorni dopo, sebbene il governo giapponese dica che tutto procede bene, gli impianti nucleari continuano ad esplodere. E stiamo ancora aspettando la scossa di assestamento del settimo grado prevista per questa settimana, così come la piggia acida nucleare che è prevista cadere entro i prossimi tre giorni. Odio dire questo, ma le cose solo peggiorare piuttosto che migliorare.

Sto telefonando la mia fidanzata al lavoro, chiedendole di tornare a casa, ma poiché il governo di Tokyo non ha detto nulla l’azienda presso cui lavora non la lascia andar via. D’altra parte il mio manager alla Apple mi ha chiamato per farmi sapere che la Apple sosterrà qualsiasi decisione io prenda riguardante la mia scelta di lasciare il Paese o la regione e che il lavoro sarà sempre lì ad aspettarmi se deciderò di tornare.

Questo è il motivo per cui sono un fanboy. Ack! (una specie di “accidenti!”, ndr) Scusate non è stata per nulla breve!

Grazie di avermi letto!

(nome del dipendente)

9 commenti su “Un dipendente Apple giapponese, “Ecco perché sono un fanboy!””

  1. ci sono aziende di successo che trattano di M… i sloro dipendenti … ne potrei citare alcune

    cosi’ non sembra … ottimo sapere che oltre a prodotti eccezonali ci sono persone eccezionali.

    speriamo sia tutto vero … sarebbe tremendo scoprire il contrario … ma non sara’ cosi’ ho fiducia

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  2. questa è la dimostrazione che quando steve dice che Apple è una famiglia non una religione di fanatici dice la verità.
    Chiediamo in giro se i grandi filantropi microsoft hanno mosso un dito x andare incontro ai giapponesi..ne dubito

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  3. sguairo dice:

    questa è la dimostrazione che quando steve dice che Apple è una famiglia non una religione di fanatici dice la verità.
    Chiediamo in giro se i grandi filantropi microsoft hanno mosso un dito x andare incontro ai giapponesi..ne dubito

    -.-“””””” ma pure un disastro come questo è la pretesa per fare flame contro microsoft……… ma ca@@o ma vi leggete?
    Apple si è comportata benissimo e ne prendo atto ; ma venire qui ed iniziare a fare il fanboy che odia microsoft mi fa girare le scatole -.-“””””

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  4. Oddio, povera gente… Non ho potuto fare a meno di versare una lacrima mentre leggevo. Apple a parte, è un disastro che non possiamo (fortunatamente) nemmeno lontanamente immaginare, devstante in maniera tale da cancellare tutto quello che si ha acquisito lungo tutta una vita. In bocca al lupo, Giappone, è bello vedere che anche i “grandi capi” sono umani, ogni tanto.

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