Durante il suo intervento alla conference call per l’annuncio dei risultati fiscali del Q410, Steve Jobs ha rilasciato alcune dichiarazioni che nel corso degli ultimi giorni hanno scatenato fior di speculazioni sulle possibili acquisizioni che Apple potrebbe portare a termine.
Il gruzzolo che Apple ha in banca (51 miliardi di dollari di liquidità), ha detto in sostanza El Jobso, ci serve per poter cogliere al volo occasioni strategiche grazie al fatto che ci possiamo permettere di spendere quando e quanto vogliamo. Non l’avesse mai fatto. Gli analisti sembrano aver bellamente ignorato che per “strategie” non si intende solo”acquisizioni” e ora i rumors su come Cupertino se ne andrà a fare shopping nel grande ipermercato dell’IT sono praticamente all’ordine del giorno.
Uno dei meno attendibili riguarda l’acquisizione di Sony, barcone giapponese mal gestito e che naviga in acque non troppo tranquille. Un’ipotesi strampalata che un risultato già lo ha avuto: ha fatto balzare del 3% le azioni del colosso nipponico, per la gioia degli speculatori.
Ma TechCrunch è già oltre e sostiene che nelle mire di Steve e Co. ci sia in realtà Spotify.
Apple e Sony
Negli anni ’80, ha confessato John Sculley in una recente intervista, Steve Jobs guardava a Sony come ad un modello industriale da imitare. In particolar modo il giovane Jobs ammirava l’ordine nipponico della struttura aziendale e degli stabilimenti dell’azienda fondata da Akio Morita, dove ognuno sembrava essere semplicemente sempre al proprio posto.
Probabile che Jobs nutra ancora una qualche nostalgica ammirazione verso la Sony degli anni ’80, ma le parti sono ormai invertite. Il Walkman del nuovo millennio si chiama iPod, e i discendenti digitali di quella rivoluzione giapponese nella portabilità della musica non sono nemmeno lontanamente riusciti ad eguagliare in popolarità i propri avi analogici.
Perché mai Apple dovrebbe imbarcarsi in un’impresa da 30 miliardi di dollari circa che intaccherebbe pesantemente la propria riserva per ritrovarsi sul groppone un enorme azienda che fatica a ritrovare sé stessa? Un azienda che produce troppe cose, troppo in vista e in cui il know how costa troppo ed è troppo poco innovativo. Non è assolutamente il tipo di acquisizione che potrebbero fare a Cupertino. Del resto l’origine dell’indiscrezione è una semplice ipotesi di Eric Savitz su Barron’s, che lo stesso autore definisce come pura illazione in un follow-up pubblicato ieri, quando ormai la borsa di Tokio era stata contagiata dell’euforia per Appl-ony.
Apple e Spotify
Di tutt’altra natura i rumors sull’acquisizione di Spotify, noto servizio di music streaming svedese. Stando a quanto sostiene Tech Crunch, sarebbero state avviate delle trattative fra Cupertino e l’azienda europea per un’eventuale acquisizione, ma tutto sarebbe fermo ad una fase a dir poco preliminare.
Anche in questo caso pure speculazioni basate su soffiate anonime e fonti di TechCrunch a cui si può credere o no. Per lo meno c’è la certezza che al massimo questo sia un bel linkbait firmato Mike Arrington e non un lampante tentativo di incassare sulle azioni di un’altra azienda da parte di analisti senza troppe remore.
Se le indiscrezioni hanno un fondamento, potremmo essere di fronte ad un nuovo capitolo della battaglia delle acquisizioni fra Google e Apple. L’anno scorso Big G ha soffiato AdMob ad Apple, che poi si è presa Quattro Wireless. In compenso Apple ha poi acquisito Lala sottraendola alle grinfie di Schmidt. E ora pure Spotify, prima delle presunte trattative con Apple, avrebbe fatto e ricevuto qualche proposta anche ai tipi di Mountain View.
Pare che Google si sia però tirata indietro per un semplice motivo: per Big G gli accordi europei di Spotify con le major dovevano essere parte dell’acquisizione (prezzo: 1 miliardo di dollari), ma Spotify voleva una penale di 800 milioni in caso la transazione non fosse andata in porto per colpa di un rifiuto delle etichette discografiche. Un’eventualità non troppo remota, visti i problemi che Spotify sta avendo a sbarcare negli U.S.A. a causa delle reticenze delle sorelle del (fu) disco di là dall’Atlantico.
Un problemino non da poco, quello della portabilità degli accordi discografici. Problemino che di fatto rende Spotify piuttosto indigesta. Perché dunque Apple dovrebbe essere interessata a questa acquisizione? Forse per un’integrazione in iTunes del servizio di Spotify con il beneplacito delle major?
Parlare di Sony come un’azienda che fatica a trovare se stessa mi pare decisamente esagerato…
@ Strife:
RI-trovare, come scritto nell’articolo è un po’ diverso nel contesto da “trovare” e basta…
Strife dice:
Aimè, purtroppo non lo è…
Hai visto che fine ha fatto la PS3..
Il campo nella quale la ammiro ancora è quello televisivo