Softview, una startup di Washington che sviluppa browser per palmari, ha denunciato Apple presso una corte federale del Delaware per violazione di un brevetto relativo alla visualizzazione dei contenuti Web su dispositivi mobili.
In buona sostanza l’azienda sostiene che Safari Mobile, il browser implementato da Apple su iPhone OS , viola il brevetto numero 7461353, registrato nel 2005 a nome di tali Gary Rohrabaugh e Scott Sherman e intitolato, come prevedibile, all’insegna della vaghezza: “Visualizzazione scalabile di contenuto Internet su dispositivi mobili”.
La prima parte del “riassunto” del brevetto, che dovrebbe aiutare ad ottenere una più rapida comprensione dell’area di pertinenza del brevetto stesso, recita così:
“Dispositivi mobili che supportano la visualizzazione resolution-independent di contenuti Internet (Web) per permettere alle pagine Web di essere scalate (ingrandite) a spostate per una migliore fruizione visiva su schermi più piccoli. Il dispositivi mobili impiegano un sistema di processamento software del contenuto Web originale, incluso il contenuto basato su HTML, XML, CSS, ecc… per la generazione di contenuto scalabile”.
I dati ottenuti da questo processo software, spiega ancora il brevetto di Softview, possono essere impiegati per permettere con più facilità lo spostamento, la renderizzazione o l’ingrandimento del contenuto Web. In più questo sistema può essere utile per rendere più veloce il caricamento delle pagine Web e ulteriori accorgimenti hardware possono venire impiegati per migliorare alcune operazioni.
Si tratta praticamente della descrizione a grandissime linee di quello che fa un browser Web mobile, compreso Safari Mobile. Il problema, ancora una volta, è la facilità con cui il Patent Office statunitense concede brevetti sul software eccessivamente generici. Aziende con nessuna apprezzabile esperienza alle spalle (in questo caso la Softview dice di essere nel settore da quasi trent’anni, devono aver assunto gente molto brava a non farsi pubblicità) ma con un esiguo numero di brevetti in cassaforte che non hanno dato nulla sotto il punto di vista dell’innovazione, possono succhiare risorse a chi l’innovazione la fa davvero. E non parlo solo di Apple, ma anche di RIM, Adobe, Microsoft e molte altre aziende che si vedono dalle più disparate cause per violazione della proprietà intellettuale.
Si potrà dire che perlomeno Softview non appartiene alla categoria dei patent troll (le aziende il cui unico scopo è quello di far valere i propri brevetti senza aver mai prodotto alcunché), e forse è pure vero. Certo è che nei confronti di un’azienda che nella propria home page – hey, ha chiamato il 1996, dice che rivuole indietro il vostro sito – pensa sia importante piazzare in bella vista l’elenco dei propri (3) brevetti, è lecito nutrire qualche dubbio.
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siamo alla follia…
Gran bella home poi!