Il grande gruppo editoriale internazionale Condé Nast, ha rivelato ieri al New York Times (e in un memorandum interno) i piani dell’azienda per l’iPad. L’editore ha annunciato che creerà delle versioni digitali di alcuni dei propri magazine e le diffonderà a partire dai prossimi mesi attraverso iTunes. Oltre a Wired, della cui versione digitale sviluppata appositamente in partnership con Adobe eravamo già al corrente, faranno parte della prima cordata degli iMagazine di Condé Nast anche GQ, Vanity Fair, il New Yorker e Glamour.
GQ sarà il primo ad uscire. L’editore prevede di riuscire già a distribuire su iPad il numero di aprile. A giugno arriveranno Vanity Fair e Wired, seguiti a ruota durante l’estate da Glamour e Vanity Fair.
Thomas J. Wallace, Direttore Editoriale del gruppo, ha spiegato che questo primo nucleo di riviste è stato scelto perché ben rappresenta la grande varietà editoriale di Condé Nast: “GQ per gli uomini. Glamour per le donne. Vanity Fair ha un seguito misto. Il New Yorker è unico per la sua periodicità e perciò è più ricco di notizie in formato testuale, ed ha un pubblico un po’ più anziano.”
Wired sarà l’unica testata la cui versione digitale verrà sviluppata in partnership con un’altra azienda. Lo sviluppo dell’edizione iPad delle altre riviste scelte avverrà internamente a Condé Nast. “Vogliamo imparare tutto ciò che possiamo”, ha spiegato al NYT Sarah Chubb, VP della divisione Digital di Condé Nast, spiegando le ragioni di questo duplice approccio.
La digitalizzazione per iPad di queste cinque riviste è un primo esperimento che l’editore prevede di condurre fino all’autunno. Se il risultato della prima fase di test sarà soddisfacente e se Condé Nast avrà capito come ottimizzare i propri contenuti per il device di Apple seguirà la pubblicazione nel medesimo formato di molti altri prodotti editoriali del gruppo.
Il posizionamento delle pubblicità all’interno delle pagine virtuali e la loro contestualizzazione è ancora in discussione così come le strategie per la profilazione dell’utenza. La raccolta dei dati sull’acquirente non potrà avvenire al momento dell’acquisto, mediato da iTunes, perché Apple non ha intenzione di fornire questo tipo di dati (preziosissimi anche per l’azienda di Cupertino) agli editori. Una delle soluzioni più semplici potrebbe essere l’attivazione di sezioni premium accessibili anche sul dispositivo dietro registrazione gratuita.
Secondo quanto sostiene il fondatore di Mahalo Jason Calacanis (figura controversa sulla cui attendibilità si registrano pareri assai discordanti) Apple potrebbe aver concesso ad almeno un grande editore di accedere a dati di profilazione dei clienti. Non è detto che da questo punto di vista Apple non possa muoversi attraverso accordi specifici, magari diversi di volta in volta a seconda dell’importanza della partnership.
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