Nel corso dell’ultimo anno i rapporti fra Apple e i fornitori orientali che producono materialmente i prodotti progettati in California hanno fatto notizia più di una volta. Il fatto più grave è stato certamente il suicidio di Sun Danyong, un lavoratore di Foxconn accusato di aver sottratto alcuni prototipi di iPhone 4G, ma hanno fatto discutere anche gli scioperi dei dipendenti Wintek, che chiedevano condizioni più eque e nell’ultimo caso il reintegro di una sorta di tredicesima che l’azienda aveva deciso di abolire.
E’ dunque questo il clima che accompagna l’annuale aggiornamento delle pagine sulla Supplier Responsability sul sito di Apple. Come comprensibile (ma non del tutto accettabile) da nessuna parte si fa menzione dei problemi che hanno complicato i rapporti con l’estremo oriente nel 2009.
Un’altra espressione di quella segretezza Apple che, come dimostrato da quanto accaduto di recente ad un reporters di Reuters, aggredito da due guardie di uno stabilimento Foxconn, mal si coniuga con i metodi di controllo delle grandi aziende della Repubblica Popolare.
Il report di Apple evita dunque di menzionare nello specifico problemi reali ed è forgiato in purissima comunicazione aziendale. Il risultato è un documento che descrive una situazione un po’ troppo edulcorata rispetto alla realtà. La comunicazione visiva gioca il suo ruolo propagandistico: dipendenti cinesi sorridenti, felici di lavorare, consci dei propri diritti.
Al di là di questa facciata però il “commitment”, l’impegno di Apple appare reale. I dati sono dettagliati e incoraggianti, seppure non del tutto trasparenti per ovvi motivi di segretezza industriale.
Un’intera pagina fornisce i dettagli relativi alle procedure di ispezione delle fabbriche, necessarie per garantire che i produttori rispettino il Codice di Condotta e possano quindi continuare a mantenere un contratto di fornitura con Apple, e spiega che in caso di violazione l’azienda di Cupertino richiede immediatamente un piano d’azione correttivo che serva a risolvere la situazione e che verrà seguito dagli ispettori fino al completamento.
Il Supplier Responsibility 2010 Progress report descrive nei particolari le verifiche condotte da Apple nel 2009. I dati sono espressi (comprensibilmente) in percentuale e non lasciano trasparire alcuna indicazione su specifici fornitori.
Nel corso del 2009 Apple ha condotto ispezioni in 102 fabbriche, di cui 80 in stabilimenti visitati per la prima volta e 22 in stabilimenti già ispezionati rilevando 17 violazioni gravi:
“8 violazioni relative ad eccessive tasse di assunzione; 3 casi di lavoro minorile; 3 casi in cui i fornitori avevano sottoscritto contratti per lo smaltimento di rifiuti pericolosi con aziende non certificate; 3 casi di falsificazione dei dati forniti durante l’ispezione.”
Tutti i dati completi sulla Supplier Responsibility sono disponibili a partire dalla pagina dedicata sul sito Apple.
“a comunicazione visiva gioca il suo ruolo propagandistico: dipendenti cinesi sorridenti, felici di lavorare, consci dei propri diritti. ”
Scusate ma i cinesi hanno avuto mai qualche diritto umano?? -__- in quel paese si violano tutti i diritti dell’uomo che non li rispetta soltanto le aziende ma soprattutto il governo cinese… in cui il governo se ne frega del singolo cinese… ahh!
mah sara’ di facciata e non crede nessuno. Ma qualcosa si muove. TUTTI producono in Cina e paesi poveri ma non ho visto altre aziende che stando considerando di migliorare la situazione o almeno toccano questo argomento.
Quando viene pizzicata apple dopo torna sulla retta via, come quando Greenpeace l’aveva beccata ad essere una delle societa’ piu’ inquinanti.. da li a poco hanno cambiato molti dei suoi componenti ed ora va molto meglio.