Jesus Diaz di Gizmodo, in un articolo che non ha mancato di suscitare commenti di riprovazione, ha paragonato l’azienda di Cupertino al Terzo Reich descrivendo come “Gestapo di Apple” una divisione interna alla compagnia il cui compito è quello di individuare e prevenire le fughe di informazioni riservate. L’articolo di Diaz descrive l’operato del cosiddetto Worldwide Loyalty Team sulla base di informazioni riservate fornite da un ex dipendente Apple.
Il team si occupa ispezionare a campione vari dipartimenti dell’azienda e di prevenire le fughe di notizie individuando possibili talpe fra i dipendenti. La descrizione di quelle che Diaz definisce “perquisizioni” è effettivamente un po’ inquietante ma, se veritiera, testimonia qualcosa di cui siamo già ampiamente al corrente: il culto della segretezza che vige all’interno di Apple.
Le ispezioni del Worldwide Loyalty Team, secondo le informazioni fornite dal gola profonda di Gizmodo, avvengono in questo modo: il team arriva in un dipartimento e si informa su chi siano i manager in servizio. Saranno loro a coordinare le operazioni chiedendo ai dipendenti di rimanere alle proprie scrivanie, senza lavorare a nulla o, peggio, chattare (il salvaschermo deve essere attivo sui monitor). Vengono poi requisiti i telefonini e viene analizzato il loro contenuto. Gli iPhone vengono backuppati e controllati su un laptop, mentre di controllare fotocamere digitali o videocamere non c’è bisogno perché sono dispositivi assolutamente non ammessi all’interno degli uffici di Apple.
Al termine della “perquisizione” se la talpa viene individuata (e solitamente è così) gli viene chiesto di trattenersi fino alla fine del proprio turno. Verrà poi “interrogata” circa le informazioni che ha distribuito all’esterno, dopodiché il licenziamento è immediato.
Sebbene la descrizione appaia particolarmente cruda, è difficile pensare che questo tipo di controlli non avvengano in molte aziende, anche di altri settori, in cui il vantaggio sui competitors corre sempre sul filo di lana e non è possibile permettere la pur minima fuga di notizie. Chiamatelo anti-spionaggio industriale, se volete.
C’è da precisare anche che i dipendenti di Apple, come di molte altre aziende, firmano un contratto di assunzione con il quale accettano di rinunciare alla propria privacy durante le ore d’ufficio e contestualmente sottoscrivono un NDA, una clausola di riservatezza, che impone loro di non divulgare nulla di ciò che riguarda il proprio lavoro.
Diaz conclude sostenendo che il 2009 è il nuovo “1984” con chiaro riferimento orwelliano e aggiunge che Apple da azienda Hippy e felice si è trasformata in una compagnia che mette in atto sequestri in stile Gestapo e spinge la gente al suicidio (un riferimento completamente fuori luogo al suicidio del dipendente di Foxconn che aveva perso alcuni prototipi di iPhone).
Diaz ignora volutamente che dagli anni 80 ad oggi il mercato dell’informatica è drasticamente mutato.
Allora per innovare nel mercato dell’informatica bastava avere un’idea nuova e si poteva essere relativamente sicuri che altri non avrebbero potuto rubarla perchè non avrebbero saputo come implementarla o perché non la ritenevano degna nemmeno di considerazione. Prendete ad esempio la creazione del primo Macintosh. Oggi, dopo vent’anni di sviluppo, la situazione è totalmente mutata ed Apple ha qualche miliardo di dollari in più in banca e investitori esigenti da tutelare.
E’ dunque criticabile l’operato del un presunto Worldwide Loyalty Team? Assolutamente si. Lavorare (e guadagnare molto) rinunciando totalmente alla propria privacy sul posto di lavoro è un compromesso difficile da gestire ed è condivisibile in pieno la posizione di chi questo compromesso non lo vuole accettare.
Allo stesso tempo comparare questi metodi a quelli della Gestapo e di conseguenza Apple al Nazismo è una scelta sconsiderata e offensiva nei confronti di coloro che subirono davvero tali inumane violenze, una scelta dialettica volta unicamente ad attirare l’attenzione su un articolo al fine di generare pageviews. Per questo motivo non linkiamo direttamente la pagina di Gizmodo. Nel caso voleste leggere il post di Jesus Diaz Google saprà darvi una mano.
concordo pienamente, Apple fa scandalo ma altre multinazionali IT lavorano proprio allo stesso modo, solo che non essendo nel settore consumer non fanno così tanta notizia…. Si potrebbero dire cose simili con altri big come Cisco o IBM
condivido..
bell’articolo!
Anche io condivido! Oggi la segretezza in certi ambienenti è una necessità, è il prezzo da pagare per poter lavorare e continuare ad innovare, e se è vero che Apple sia così severa nel cercare di manterla (e non si fatica a crederlo) è pur vero che anche le sue concorrenti non sono da meno.
Concordo anche con il giudizio pessimo su quel paragone sfrontato e offensivo per coloro (purtroppo tanti) che i metodi Gestapo li han dovuti subire davvero!
Bell’articolo. Davvero bizzarro che uno che si chiami Jesus possa andare con
tanta leggerezza oltre il cattivo gusto,facendo un paragone tra Apple e quell’altra cosa . Suona peggio d’una pessima bestemmia.
Voglio solo ricordare che Gestapo,Stasi ed in genere tutte le “polizie” di sistemi
totalitari neri e rossi raggiunsero lo scopo,tra gli altri,di mettere l’uno contro l’altro membri appartenenti allo stesso nucleo familiare:fratello contro fratello e
così via.
Non escludo che si becchi una querela,ma fossi in Steve mi limiterei a rispondergli privatamente ,guardandolo negli occhi .
Può suonare blasfemo detto a pochi giorni dal Natale, ma tant’è… Jesus, sei proprio fuori come un balcone!!!
Entrando nel merito, credo che sia legittimo tutelarsi da parte di aziende che fanno dell’innovazione costante (non parlo solo di Apple, vale anche per le altre, di qualunque settore siano) il proprio principale punto di forza. Le fughe di notizie possono compromettere pesantemente i grandi investimenti già fatti e i fatturati futuri; come dargli torto?!
Ho appena scoperto che Jesus Diaz di Gizmodo non ha mai studiato storia. Oppure ha una pessima memoria di quanto abbia studiato riguardo il nazismo…
stonefree dice:
Il nome gliel’hanno messo i genitori, mica se l’è scelto da solo, quindi che c’entra il discorso sulla leggerezza?
Per tornare IT, senza offesa, ma non mi è piaciuto il taglio “è un brutto modo di fare, ma anche gli altri…” dell’articolo: se io parcheggio in sosta vietata sbaglio, poco importa che anche gli altri lo facciano. E’ un modo di pensare che negli anni si sta sempre più imponendo: la norma delle cose diventa giurisprudenza. Non posso accettarlo.
Saluti
@ Gianluca:
Non sono d’accordo perché qui non si parla di una pratica illegale di per se, ma di una pratica che si può giudicare si riprovevole, ma in quel caso non ha senso attribuirla unicamente ad Apple come fosse una prerogativa di Cupertino, quando altre aziende, in settori altrettanto competitii arrivano a fare di peggio.
Il fatto è che dire Apple e segretezza unendo nella miscela parole esagerate e giudizi avventati è la classica ricetta già pronta per un perfetto articolo linkbait. La stessa storia si poteva raccontare in altro modo (personalmente se avessi avuto fra le mani una storia del genere, così succosa, con una fonte del genere,non l’avrei sprecata con questo insulso parallelo fra pratiche aziendali e metodi da polizia nazista)
O_O ma che adesso la apple cerca nelle case i fanboy windows e li deporta in campi di concentramento?
P.s. Scherzi a parte condivido pienamente… epoi lo spionaggio lo fanno un po tutti…
ah dimenticavo… jesus torna sotto l’alberello :asd:
Camillo Miller dice:
Evidentemente non mi sono spiegato bene, e me ne scuso.
Nel mio commento non intendevo dire che alcune politiche Apple sono illegali (forse il fraintendimento nasce dal mio paragone con la sosta vietata) ma solo, come voi avete già detto, riprovevoli.
Inoltre, quello su cui mi sono soffermato è il fatto di “contestualizzare troppo” un atteggiamento, e mi domando: perchè serenamente non si può dire che “Tizio sbaglia”, senza aggiugnere che “… ma anche Caio non è da meno”? La vedo come una implicita e inconscia giustificazione di un evento che, per sua stessa natura, non ne ha bisogno.
In ultimo, mi permetto di far notare che non ho eccepito al fatto che il parallelo fra il “controspionaggio Apple” e il Nazismo era fuori luogo, quindi ribadirlo non era necessario.
Saluti :)
@ Gianluca:
Tranquillo, ti eri spiegato molto bene ;)
Capisco anche il tuo riferimento. L’esempio lampante di questa pratica è quello che fa ad esempio Corona, che ad ogni intervista dichiara di essere un perseguitato e un capro espiatorio perché non vengono perseguite anche altre agenzie che facevano quello che faceva lui. E’ effettivamente una dinamica tipicamente italiana del tutti o nessuno, che anche io come te tendo a non condividere.
In questo caso però giustifico Apple non in virtu di questo meccanismo. Il richiamo ad altre aziende non è in negativo: ovvero io trovo che quanto fa Apple da questo punto di vista sia criticabile, ma ne capisco il motivo, così come lo capisco che altre aziende abbiano bisogno di mettere in campo metodi di questo genere se non peggiori. Era quindi in questo senso il riferimento ad altri. Il tutto si lega al fatto che Diaz sicuramente non avrebbe trattato allo stesso modo una simile notizia se avesse riguardato IBM, o CISCO, per dirne due già citate, per il semplice fatto che queste aziende non hanno attorno a se l’ype che gira invece attorno ad Apple, o Microsoft, ad esempio.
;)
Apple uber alles.
Ma e ovvio, se un azienda deve andare avanti, deve pensare sopratutto alla segreteza dei progetti.
Veramente la quasi totalità delle aziende si comporta in questo modo l’unica differenza e’ che non hanno dipartimenti interni di controllo la cosa viene controllata solo dal caposettore e dal manager di turno; anzi avere un team di verifica deporrebbe piu’ a favore del lavoratore “innocente” in quanto ci sono piu’ persone che verificano l’ operato non UNA sola magari a cui non e’ a genio….
Poi ricordiamoci che sono al lavoro quindi non a casa propria….certo e’ che se il team di lavoro di entra in casa con l’ariete allora si parlarei di nazismo in apple o da qualsiasi altra parte….
proprio perchè, a parere dei più, è una pratica adoperata da molte aziende, dobbiamo smettere di identificare apple come un’azienda migliore di altre o idolatrare steve jobs. semplicemente ora la apple fa prodotti superiori ai concorrenti. tutto qui. Ma non sono di sicuro migliori di altri. fanno solo business
micbru dice:
Amen fratello! :D
Ma i dipendenti hanno messo una firma nel contratto, se non sono d’accordo e sono tra i migliori, che creino un’azienda tutta loro, con tutta la libertà che vogliono, voglio vedere quanto dura!
Questo è il “vantaggio” del capitalismo, lavora e fatti a “cacchi” tuoi! :-))))