Google ha pubblicato per intero la lettera di risposta all’indagine della FCC (la Commissione Federale per le comunicazioni) sull’affaire Google Voice. Il client iPhone del progetto VoIP di Big G, nonostante sia stato inviato da tempo al vaglio dei “censori” di Cupertino, continua a non venir accettato su App Store. Apple, rispondendo alle richieste di chiarimento della FCC, aveva preso pubblicamente posizione sulla questione spiegando che l’applicativo non è stato rigettato in toto ma sarebbe ancora al vaglio dei revisori.
Nel documento reso pubblico da Google, al quale sono stati tolti gli omissis che l’azienda aveva originariamente scelto di introdurre, si legge però una differente versione dei fatti: secondo Big G è stata Apple a rifiutare esplicitamente l’applicazione, e più precisamente la comunicazione di tale “rejection” è avvenuta telefonicamente. Il latore della notizia sarebbe stato il Vice Presidente Phil Schiller.
Queste affermazioni, in un primo momento sconosciute al pubblico, mettono in netto contrasto le versioni ufficiali fornite alla FCC da Apple e da Big G. Un portavoce dell’azienda di Cupertino ha prontamente rilasciato una nota spiegando nuovamente, con stolida cocciutaggine, che Google Voice App non è stata rifiutata ma che Apple e Google stanno ancora studiando assieme la questione.
Come avrete già intuito in questa faccenda si gioca sul filo della diplomazia industriale, se mi concedete il termine. E’ innegabile in ogni caso che da quando Eric Schmidt, CEO di Google, ha lasciato il Consiglio di Amministrazione di Apple, i rapporti fra Mountain View e Cupertino si sono sensibilmente raffreddati.
Nel documento indirizzato all’FCC Google spiega anche con maggiore chiarezza il perché del rifiuto. Phil Schiller avrebbe informato telefonicamente Alan Eustace, Vice Presidente Google per la Progettazione e la Ricerca, che l’applicazione era stata rifiutata in quanto in essa viene duplicata la funzione del tastierino numerico di iPhone. Si tratta di una delle motivazioni standard addotte da Apple per il rifiuto di un’applicazione anche se l’interessamento di un alto dirigente indica chiaramente che la decisione è stata presa nella stanza dei bottoni e certamente non da uno 40 revisori che si occupano delle approvazioni di applicazioni “standard”.
AT&T, stranamente, sembra totalmente estranea alla faccenda nonostante il client iPhone per Google Voice (un progetto attualmente in fase beta, aperto solo su invito) possa diventare in futuro un serio grattacapo per la compagnia telefonica.