La settimana scorsa vi abbiamo parlato della protesta di alcuni dipendenti di Wintek, l’azienda cinese/taiwanese che si occupa di produrre gli schermi touch per Apple ed altre aziende, come Nokia, Motorola e Samsung.
Motivo della protesta, vi ricordo, era il trattamento subito dai dipendenti, seicento dei quali sono stati licenziati a dicembre, mentre agli altri è stato decurtato lo stipendio nonostante vengano loro richiesti straordinari non retribuiti per poter soddisfare gli ordini dei clienti.
Ora i lavoratori di Wintek dicono che la situazione si è aggravata a causa della mancata risposta da parte di Apple e chiedono che la società di Cupertino riconosca pubblicamente le violazioni dei diritti dei lavoratori entro il 31 maggio.
I lavoratori fanno pressioni su Apple perché faccia rispettare il suo codice etico (consultabile su questa pagina del sito) forzando Wintek con una minaccia di carattere economico per aver trascurato la sicurezza sul lavoro, per aver tagliato i salari, per richiedere straordinari non retribuiti, per aver licenziato 600 persone senza preavviso in dicembre e per averne licenziati altri 19 per aver scioperato nel mese di aprile.
I manifestanti hanno anche chiesto che la Electronic Industry Citizen Coalition investighi sulla condotta di Apple. Si dice che le violazioni dei diritti dei lavoratori si sarebbero verificate sia a Taipei, sia nella sede distaccata a Dongguan, in Cina.
Da parte sua, dopo la protesta, Wintek ha dichiarato di aver riassunto 20 dipendenti e di aver risarcito adeguatamente i lavoratori licenziati a dicembre. Inoltre afferma di stare agendo secondo le leggi locali e ha minacciato azioni legali qualora gli interessi “della società e delle parti interessate” siano compromessi. Le organizzazioni sindacali sono state accusate di violare gli accordi e di aver incoraggiato i lavoratori licenziati a “richiedere benefit non legali“.
Apple dal canto suo è rimasta relativamente in disparte riguardo al conflitto, facendo solo notare che periodicamente esegue un monitoraggio sui fornitori per verificare che garantiscano una conformità con i criteri etici aziendali.
Alcuni lavoratori hanno ipotizzato di spostare la propria attenzione su altri clienti della Wintek, come Nokia, Motorola e Samsung.
Ricordiamoci, quando prendiamo in mano il nostro gioiellino con la Mela, che è sì progettato in California, ma viene costruito e assemblato in Cina, come tutti i prodotti non solo di Apple, ma di quasi tutti i produttori di gadget elettronici: è quindi costato a noi un certo numero di euro, ma ai lavoratori che l’hanno fisicamente costruito una vita di stenti e diritti calpestati.
Bravo Tiziano, l’ultima frase è la santa verità; ma a chi dobbiamo realmente dare la colpa? Allo stato! Adesso non ho ben capito dove si trovi, ma se è vero che Wintek “agisce secondo le leggi locali” è indubbio che ci sia qualche problemi di fondo. Io penso che i dipendenti debbano rivolgersi alla Corte per i Diritti umani (o come si chiama)
@ Stefano :
Senza voler mancare di rispetto a nessuno, ma se oggi in occidente i lavoratori sono tutelati lo debbono ai propri padri ed ai propri nonni che hanno lottato duramente per ottenere ciò che gli spettava di diritto, a volte anche al caro prezzo della vita! Che si muovano in massa anche la… Cosa che peraltro credo succederà molto presto.
ovviamente in Cina non rispettano i diritti dell’uomo! quindi si può vendere prodotti ad ottimi prezzi
non c’entra niente l’Apple, l’azienda che cè in Cina rispetta le leggi ci sono in quel paese. Poi i diritti dell’uomo esistono nei paesi occidentale e ci lamentiamo, il problema è la Cina in cui diritti dell’uomo non sanno ne anche cosa vuol dire!
@ Paxly:
bella roba! Nel 21° secolo bisogna morire per lavorare?
@ Stefano :
Bella o brutta è così! Tutto si ottiene dovendo pagare un prezzo, che ci piaccia o no! O vogliamo fare i moralisti ipocrati salvatori dell’umanità?
@ Paxly:
per me puoi pensarla come vuoi, secondo me non é così, non sempre, e per di più il prezzo di cui parli si può vedere sotto diversi aspetti; e soprattutto un prezzo si può pagare per tutto, ma non per vedere rispettati i propri diritti
@ Stefano : Ha ragione Stefano. La Apple e le varie multinazionali c’entrano e come….certo non possiamo illuderci che non ci siano diseguaglianze, ma possiamo insieme fare pressioni per far rispettare livelli minimi di rispetto dei lavoratori http://www.gopetition.com/online/27469.html. Le multinazionali alla loro reputazione tegono, ed è giusto che promuovano best practice e condizioni dignitose anche per i lavoratori dei loro contractors. L’Apple dice di farlo – http://www.apple.com/supplierresponsibility/auditing-compliance.html, ma poi lo deve anche dimostrare con i fatti, quando l’evidenza suggerisce l’opposto.