Wired ha pubblicato un interessante articolo di Fred Vogelstein sulla vera storia che si cela dietro la genesi dell’iPhone. Il titolo del pezzo lascia intuire qualcosa: “in che modo l’iPhone ha rivoluzionato l’industria della telefonia mobile”. Tempo fa anche noi vi parlavamo di come il telefono di Cupertino si stesse rivelando una variabile impazzita per gli operatori telefonici del vecchio continente. In America, spiega Vogelstein, Apple è la prima compagnia ad aver completamente rovesciato i rapporti fra il produttore dell’hardware e i distributori dei servizi di telefonia. L’articolo racconta anche il complicato cammino che i progettisti e gli ingegneri di Cupertino si sono trovati a dover percorrere per creare il rivoluzionario oggetto che ha consentito questi radicali cambiamenti.
La storia ha un che di mitologico, soprattutto per il velo di segretezza che per anni Apple è riuscita a mantenere su tutto il progetto. Ingegneri informatici che passavano le notti in banco per sviluppare codici che non sapevano precisamente in quale prodotto sarebbero stati implementati, ingegneri elettronici che lavoravano sulla componentistica alloggiata in anonime scatole di legno e viceversa squadre di designer che progettavano gusci e strutture di un oggetto che non sapevano quali specifiche elettroniche avrebbe avuto.
Jobs avrebbe partorito l’idea di un telefono già nel 2002, subito dopo il rilascio del primo iPod. Aveva intuito la necessita di creare un oggetto che racchiudesse un iPod, un blackberry e un telefono, che fino a quel momento la gente si portava dietro separatamente. Ma la tecnologia di cinque anni fa non permetteva ancora di progettare un oggetto portatile che riuscisse a sfruttare a pieno le potenzialità e in aggiunta non esisteva ancora la componentistica necessaria perché un sistema operativo basato su OSX potesse girare su un telefono.
Dapprima ci fu l’accordo con Motorola e la creazione del poco fortunato iRockr. Dopo quest’esperienza Jobs capì che per ottenere veramente ciò che voleva avrebbe dovuto svincolarsi dai produttori esterni e produrre un telefono interamente targato Apple: la scelta si rivelerà vincente. Gli ingegneri di Cupertino stavano lavorando ad uno schermo touch-screen già da un anno e la tecnologia era pronta per essere miniaturizzata abbastanza da entrare in un dispositivo portatile.
A novembre 2005 la macchina iPhone si era messa in moto definitivamente ma le difficoltà non erano certo finite. Da una parte Apple doveva convincere Cingular, la compagnia con cui inizialmente Cupertino si trovò a trattare, ad accettare i termini di un accordo sbilanciato quanto mai prima a favore del produttore, dall’altra bisognava affrontare sfide tecnologiche completamente nuove e vincerle. La necessità di dover ridimensionare OSX per farlo girare in un telefono era un problema relativo. Apple invece non si era mai trovata prima ad affrontare le problematiche della progettazione di un dispositivo cellulare e fu certamente più difficile affrontare le questioni relative ad antenne, radiofrequenze, simulazioni di attività in un network, sicurezza radio. A Cupertino furono allestiti laboratori avanzatissimi e acquistate costosissime apparecchiature per condurre i test necessari e gli ingegneri lavorarono a tempo pieno per acquisire il know-how necessario alla nuova impresa. Alla fine si stima che Apple spese qualcosa come 150 milioni di dollari solo per la fase di progettazione e realizzazione del prototipo.
Ed eccoci a giugno del 2007. Esce l’iPhone e il nuovo telefono va a ruba. E’ una macchina ancora imperfetta ma è qualcosa di mai visto prima che riesce a scardinare il rapporto di forza fra il produttore e l’operatore rivoluzionando il mondo della telefonia mobile. L’iPhone ha definitivamente liberato i produttori dalla schiavitù delle compagnie telefoniche, che tuttavia vincono egualmente: il traffico generato da un prodotto come iPhone è qualcosa di mai visto prima. Una quantità di gente che non avrebbe mai utilizzato un blackberry acquista iPhone e quotidianamente controlla la posta, naviga in internet e sfrutta servizi che prima le compagnie avrebbero venduto soltanto a professionisti in doppio petto o ai tecnomaniaci più sfegatati.
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