Rodotà è stato il primo garante della Privacy, ragion per cui le sue considerazioni in merito allo sblocco di un iPhone senza codice fanno per forza di cose molto rumore. Ogni giorno che passa esponenti di un certo peso si stanno sbilanciando sulla vicenda, alimentando la disputa tra chi dà sempre accusa Apple di qualsiasi cosa e chi difende la mela (oltre ovviamente i diritti degli utenti).
Ecco un passaggio delle sue dichiarazioni che dovrebbero far molto riflettere coloro che non hanno esitato nel dare contro a Apple nel corso delle ultime settimane:
“Certo, Apple lo fa per ragioni commerciali, perché vuole far passare il messaggio di vendere anche privacy. Nel momento in cui introduco un software che sblocca, rendo accessibili tutti gli smartphone e quindi non te la vendo più. Però, allo stesso tempo, piegandosi alle richieste del governo si introdurrebbe per ragioni di sicurezza un tale abbassamento di tutela delle persone che i regimi totalitari potranno, a quel punto, esigere che quella soglia sia abbassata. La discussione è: lo sblocco l’unica maniera per ottenere quelle informazioni? Forse ci sono altri strumenti, come il cloud, i metadata, che li possono sostituire almeno in parte. E infine, la libertà delle persone deve essere sempre sacrificata? La sicurezza è un valore che prevale su ogni altro? Abbiamo già sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che dicono che i tempi di conservazione dei dati non possono andare oltre un certo limite, perché c’è un diritto fondamentale delle persone che va anche sopra il diritto alla sicurezza”.
Insomma, considerando lo spessore della fonte di queste dichiarazioni, è interessante valutare in modo più attento la posizione di Apple nella telenovela che un giorno potrebbe portare allo sblocco di un iPhone senza codice.