Nel corso delle ultime settimane si è detto praticamente tutto a proposito della strage di San Bernardino, compiuta da un terrorista in possesso di un iPhone 5C e che, allo stesso tempo, ha scatenato una vera e propria battaglia tra Apple e le autorità americane. Il motivo? Il brand di Cupertino ancora oggi non intende fornire all’FBI un software in grado di sbloccare il modello dell’attentatore, creando in questo modo non poche polemiche negli Stati Uniti.
A gettare acqua sul fuco ci ha pensato il marito di una persona sopravvissuta, considerando che quest’ultima era a conti fatti collega di Syed Farook, l’autore della strage. Ebbene, pare che l’iPhone 5C fosse “aziendale” e che di conseguenza anche in caso si sblocco del modello difficilmente saranno trovate informazioni utili per approfondire le indagini:
“Si tratta di un telefono aziendale. Anche mia moglie aveva un iPhone rilasciato dalla Contea e non lo ha mai utilizzato per le comunicazioni personali. San Bernardino è una delle più grandi contee del paese. Loro possono monitorare il GPS del telefono se hanno bisogno di sapere dove si trovano i dipendenti durante le ore di lavoro, e questo i dipendenti lo sapevano bene. Inoltre, la Contea ha il pieno controllo su iCloud e sulle comunicazioni effettuate tramite questi telefoni. Tutto ciò era ben risaputo tra tutti i dipendenti. Mi chiedo perchè qualcuno dovrebbe archiviare sull’iPhone aziendale i contatti personali e le comunicazioni con i complici quando sa che il telefono è monitorato dalla Contea. Tutti i terroristi di San Bernardino hanno distrutto i telefoni personali poco dopo gli attacchi”.
Insomma, tanto rumore per nulla? Così sembrerebbe per chi vuole sbloccare un iPhone 5C.
Se domani fosse il governo cinese a chiedere lo sblocco di un iPhone per presunti terroristi, ma che magari sono attivisti o dissidenti ?