La fila per iPhone 6s fuori dall’Apple Store di Berlino

All’Apple Store di Berlino le tende dei campeggiatori dell’iPhone 6s occupano il marciapiede di fronte alla Haus Wien, il vecchio palazzo storico restaurato al civico 26 del Kürfurstendamm. Gli addetti alla vigilanza passeggiano con tranquillità e nessuno dei presenti dà segni di nervosismo, nonostante l’attesa duri ormai da qualche giorno. C’è chi mangia, chi schiaccia un pisolino pomeridiano e chi suona la chitarra.
Già l’anno scorso, per il lancio dell’iPhone 6,  la situazione ad un giorno dal lancio era simile, anche se quest’anno i campeggiatori forse sono ancora di più.

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Non sono i soliti fan sfegatati della Mela, quelli che farebbero di tutto per accaparrarsi un iPhone al day-one. Di quelli se ne possono forse contare una decina. Anche perché era possibile pre-ordinare online il nuovo iPhone 6s e poi selezionare il pick-up in store al day one per la consegna, con tanto di appuntamento preciso al minuto.

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Il resto delle persone accampate fuori, e sono tante, con accenti facilmente riconducibili al ceppo slavo orientale, è qui per un altro motivo: compare quanti più iPhone possibili all’apertura delle porte per poi rivenderli subito, principalmente sui mercati dell’est (Russia in primis, dove i nuovi smartphone Apple non saranno disponibili ancora per un bel po’). Nonostante le debolezza delle valute dei paesi dell’ex blocco sovietico, il mercato nero degli iPhone importati di contrabbando è ancora fiorente.

E’ il fenomeno degli scalpers, i bagarini dell’iPhone. Negli Stati Uniti e a Londra negli scorsi anni il fenomeno ha coinvolto soprattutto acquirenti cinesi, con casi documentati di signore di mezza età, un po’ male in arnese, pagate in contanti da qualche boss di zona per fare la fila e accaparrarsi i due iPhone che può acquistare ciascun cliente durante il primo giorno di disponibilità. Nel caso dell’iPhone 6s la disponibilità ufficiale del dispositivo in Cina fin dal primo giorno servirà sicuramente ad attenuare il problema.

Non si può dire altrettanto dell’Apple Store di Berlino, dove da un paio di anni a questa parte il lancio dei nuovi iPhone si è trasformato da festa dei fanboy a fiera delle vacche, con le facce stanche e svogliate degli scalper che contrastano con i cori motivazionali dei dipendenti dello Store. Angela Ahrendts, la nuova SVP responsabile di Apple Retail, ha detto mesi fa che le file fuori dagli Store saranno un ricordo del passato. E in effetti è vero, le file composte da gente un po’ pazza, fanatica della Mela, accampata fuori dagli Store per poter acquistare subito il nuovo gioiello tecnologico, non ci sono più. Hanno lasciato spazio a file di tutt’altro tipo, mosse dai possibili profitti che ancora si riescono a ricavare rivendendo gli iPhone sottobanco. Un problema dalla soluzione quasi impossibile (nessuno può ragionevolmente rifiutare di vendere iPhone a queste persone). Un problema che Ahrendts e soci, per ora, sembrano voler ignorare del tutto.

 

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