4 anni fa ci stupivamo, nel giorno del lancio del Mac App Store, dei prezzi incredibili di software come Aperture, disponibile a soli 62€. Oggi Aperture non esiste più, mentre attendiamo che l’applicazione “Foto” di Yosemite – che dovrebbe riunire iPhoto e Aperture in un’unica soluzione prosumer – veda finalmente la luce. Intanto anche Logic Pro X e Final Cut Pro X hanno trovato il proprio spazio sul MAS, a prezzi che hanno fatto infuriare i professionisti che tengono molto all’elitarietà del proprio lavoro e allettato gli aspiranti musicisti e video-maker.
Con il lancio del Mac App Store Apple ha inaugurato anche un nuovo trend: le applicazioni delle suite iWork e iLife, che i Mac utenti erano da sempre abituati a vedere come “pacchetti” unici, vennero separate per la prima volta. Una scelta che allora credevamo temporanea e che invece è rimasta come nuova regola. Oggi Pages, Keynote, Numbers, GarageBand sono gratuite sullo Store per tutti gli utenti che comprano un nuovo Mac.
Steve dixit
Ancora una volta, riletto a 4 anni di distanza, il commento di Steve Jobs allegato al comunicato stampa per il lancio del Mac App Store sembra profetico.
“Con oltre 1.000 app, il Mac App Store inizia alla grande. Siamo convinti che gli utenti ameranno questa nuova e innovativa modalità di scoprire e acquistare le loro app preferite.”
A quasi un lustro di distanza di certo non si può dire che il MAS sia stato quella “svolta” che ci si poteva aspettare. Il suo successo non è lontanamente paragonabile all’App Store per iOS, non fosse altro perché in quel caso non ci sono alternative: per installare applicazioni per iPhone e iPad bisogna passare per forza di lì.
Il Mac non è un “walled garden”
Nel caso del Mac App Store non si è concretizzato l’incubo di chi temeva un futuro da giardino recintato anche per OS X. Gli utenti, su Mac, sono ancora perfettamente liberi di installare applicazioni da qualsiasi fonte esse provengano (anche se se un nuovo Mac è necessario spuntare un’opzione nelle impostazione per poter installare app del genere).
Apple, in ogni caso, non sembra dare peso a questa sostanziale differenza e su Mac App Store utilizza lo stesso pugno duro e la stessa risolutezza che adopera per l’App Store di iOS. Su Mac il risultato è ben diverso, però.
Molti sviluppatori che avevano abbracciato il MAS subito dopo il lancio della piattaforma oggi ci stanno ripensando, soprattutto dopo l’entrata in vigore, circa due anni fa, delle regole sul “sandboxing” delle applicazioni, una pratica che limita fortemente l’accessibilità a funzionalità di sistema avanzate da parte delle applicazioni che aspirano ad approdare sul Mac App Store.
Uno degli esempi più lampanti è quello di Coda, suite di strumenti per la stesura di codice molto usata e diffusa. Per ovviare alle limitazioni della versione 2.0 dell’applicazione, gli sviluppatori di Panic hanno scelto di distribuire la versione 2.5 fuori dal Mac App Store, ideando per altro un sistema di aggiornamento gratuito che non ha penalizzato tutti coloro che aveva acquistato l’app dentro lo Store. Qualcosa di simile hanno fatto anche gli sviluppatori di Realmac, che hanno lanciato la propria ultima creazione – l’editor Typed – esternamente al Mac App Store.
Gli utenti apprezzano
A fronte di questa tendenza controversa, va detto che sono ancora molti i software che trovano spazio e hanno successo sul Mac App Store. E per gli utenti il MAS rimane, oggettivamente, una piattaforma utile e funzionale, soprattutto dopo l’integrazione degli update di sistema nell’apposita sezione dell’applicazione.
Chiunque abbia cambiato un Mac di recente, inoltre, è sicuramente consapevole di quanto sia comodo reinstallare le proprie applicazioni con un semplice clic nella sezione “Acquistate” del Mac App Store dopo aver fatto login con il proprio account iCloud. In questo la dichiarazione di Steve Jobs fu profetica: gli utenti amano il Mac App Store, gli sviluppatori un po’ meno.
Che sarà del Mac App Store nel corso dei prossimi 4 anni? Di sicuro il MAS rimarrà come caposaldo dell’esperienza d’uso di OS X. Non potrebbe essere altrimenti. I cambiamenti che auspichiamo riguardano ovviamente la possibilità di rendere nuovamente allettante il Mac App Store per tutti gli sviluppatori. Le imposizioni di sicurezza sono cosa buona e giusta, ma ci vuole una via di mezzo: Apple deve sforzarsi di trovare una soluzione che permetta anche alle app professionali di trovare spazio sul MAS, che rischia altrimenti di diventare solamente una raccolta di applicazioni firmate Apple corredate da giochi e altre applicazioni tanto “innocue” quanto poco performanti. Gli utenti, certamente, ringrazieranno di conseguenza.