L’India rappresenta un mercato molto importante per le vendite di iPhone, un mercato grande e in crescita, che però potrebbe nascondere qualche insidia per la società di Cupertino. In questo caso si parla di marchi registrati: è venuto fuori che nel 2007, una compagnia locale chiama iVoice Enterprises stava per lanciare quello che sperava avrebbe rappresentato l’avvio della rivoluzione mobile indiana, un dispositivo economico e accessibile. Come si chiamava? iFon, che si pronuncia esattamente come “iPhone”.
Il device però non è mai arrivato sul mercato, e, secondo il boss di iVoice Enterprises, è stata tutta colpa dell’iPhone (quello vero, insomma). Dopo la presentazione della prima versione del rivoluzionario smartphone marchiato Apple, infatti, sembra che “gli investitori abbiano fatto un passo indietro”, e iVoice si sia trovata senza fondi. “I nostri investitori e partner oltreoceano hanno smesso di darci supporto, e questo si è tradotto in un impatto finanziario irrecuperabile nel nostro modello industriale. Di conseguenza, non siamo stati in grado di lanciare il dispositivo”.
Sembra uno di quei casi che si risolvono facilmente (in fondo l’iFon non è neanche mai stato lanciato…), ma sembra la cosa non stia andando esattamente così. Anzi, pare che l’IPAB (Intellectual Property Appellate Board) indiana stia chiedendo ad Apple di rispondere ufficialmente alla controversia.
Nonostante l’idea che Apple possa trovarsi a dover rinominare l’iPhone in India per una cosa del genere appaia oggi abbastanza inverosimile, non è un caso senza precedenti. Alla fine del 2012, Apple ha perso una controversia sempre riguardante il nome iPhone, in Messico: gli operatori telefonici messicani non possono più utilizzare la parola “iPhone”, dal momento che la cosa infrange un altro trademark, “iFone”, posseduto dal 2003 da un piccolo call center messicano.
Vedremo un po’ come si risolverà la cosa, anche se l’impressione è che qualcuno voglia farsi un po’ di soldi sfruttando la popolarità di iPhone. E non è certo la prima volta.
via | Cult of Mac