Alla Bose sono “culturalmente inetti”. Ci va giù duro, Jimmy Iovine, commentando il bando delle cuffie Beats dal campionato nazionale di Football americano durante un evento all’Università della California Meridionale. Nei giorni scorsi la NFL è arrivata a multare un giocatore che aveva contravvenuto al diktat. Il risultato è che gli sportivi hanno messo un pezzo di nastro adesivo grigio sul logo Beats per continuare ad utilizzare le cuffie. Praticamente una manna per il brand di proprietà di Apple.
Immagine: Matt Maiocco
“Quello che è successo è che c’è un’azienda culturalmente inetta,” ha detto Iovine riferendosi a Bose. “Non c’è nessuno nella compagnia che abbia detto ‘Se bannate questi tipi, non ci farete una bella figura con il pubblico più giovane, e loro sembreranno dei supereroi anche se sono puramente dei capitalisti — insomma, non sono proprio dei puri capitalisti, ma sono veri capitalisti e hanno venduto l’azienda alla Apple — ma li farete apparire come gli underdog’.”
Un ragionamento che non fa una grinza e mostra quanto Iovine abbia chiari e presenti i meccanismi di marketing che governano l’universo del brand.
L’unico dubbio che rimane è che l’eccesso di zelo, ovvero la messa al bando delle cuffie Beats, sia da imputare principalmente alla NFL. La Lega lo ha fatto con l’intenzione di “difendere” Bose, uno degli sponsor ufficiali. All’azienda, però, non è venuto in mente che la mossa potesse trasformarsi in uno spot gratuito per la concorrenza, di quelli che nessun pubblicitario avrebbe potuto ideare meglio.
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sul perché Apple si è interessata a Beats e ai suoi creatori, Iovine in testa, questa sortita del co-fondatore dovrebbe contribuire a fugarli. E’ uno dei migliori nel suo campo. Steve Jobs li chiamava A-Player. Tim Cook, fedele all’eredità del suo predecessore, li ha saputi riconoscere. E ha deciso che potevano valere 3 miliardi di dollari.
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