Steve Ballmer lascia definitivamente Microsoft

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Dopo aver lasciato il posto da CEO, ora Steve Ballmer, ex numero uno della Microsoft del post-Bill Gates, ha lasciato anche il board dell’azienda.

Sono passati otto mesi da quanto Ballmer aveva annunciato la sua dimissione da CEO di Microsoft, ponendo fine ad un’attività di prima linea nella gestione del colosso tecnologico che durava da almeno trent’anni.

Dopo aver lasciato la poltrona più alta a Satya Nadella, lo scorso febbraio, Ballmer era rimasto nel direttivo aziendale, ma adesso – approfittando di una rivoluzione di nomi che ha coinvolto altri personaggi molto noti in Microsoft – l’ex-CEO ha deciso di abbandonare del tutto l’azienda, rimanendone però il principale azionista singolo.

La lettera d’addio a Microsoft, con tanto di risposta dell’attuale CEO, è stata pubblicata sul sito web dell’azienda.
Dopo 34 anni, dunque, finisce l’epoca Ballmer in Microsoft; epoca caratterizzata da alti e (tanti) bassi, soprattutto dalle critiche di chi non vedeva in Ballmer (CEO dal 2000 al 2014) la persona adatta per poter far competere l’azienda di Redmond con il potere crescente di Apple e Google (tuttavia, sotto la gestione Ballmer i ricavi per Microsoft son triplicati).

Microsoft è stato il lavoro della mia vita e sono orgoglioso di ciò, ed emozionato nel vedere cosa c’è davanti all’azienda e questo team alla guida. (…)
Mi piange il cuore. Continuo a voler discutere del futuro dell’azienda. Mi piace provare i nuovi prodotti ed inviare feedback. Mi piace leggere cosa succede a Redmond”. Tuttavia, “negli ultimi sei mesi dopo aver lasciato [il posto da CEO] sono stato molto occupato. Ho notato che la combinazione dei Clippers, contributi civici, insegnamento e studio prendono un sacco di tempo“.

A questo punto, cosa farà Ballmer? È probabile che si dedichi appunto principalmente alla gestione dei Los Angeles Clippers, squadra di basket acquistata recentemente al costo di due miliardi di dollari. Tuttavia, come sottolineato anche nella lettera, Ballmer rimane importante azionista, ed è quindi probabile che continuerà – anche se dall’esterno – a mantenere una certa influenza nelle scelte aziendali.

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