Le parti si incontreranno il 18 novembre per decidere sul da farsi e il giudice, come da copione, ha invitato sia Papermaster, e dunque la Apple, sia IBM a cercare un accordo preliminare senza sfociare necessariamente in un processo. Ricordiamo che la IBM ha denunciato Papermaster sulla base di quanto stabilito dal non-compete agreement firmato dall’ex-dipendente di Big Blue. Secondo tale contratto Papermaster non avrebbe potuto essere assunto da un competitor diretto per l’anno successivo al suo eventuale distacco da IBM.
Per Apple non si tratterà di una disputa facilmente risolvibile. L’azienda di Cupertino è nota per la positiva commistione di competenze fra responsabili di vari settori. Jony Ive e il suo staff di designer, ad esempio, durante la progettazione di nuovi device hanno frequenti scambi e contatti con la divisione Mac o iPod a seconda di ciò su cui stanno lavorando. Possono in ultima istanza modificare lo sviluppo di un prodotto per il quale non hanno una specifica competenza dirigenziale. Il processo avviene anche nel senso inverso, ovviamente.
Allo stesso modo Papermaster, pur occupandosi della divisione iPod/iPhone, potrà conoscere i dettagli del lavoro degli ingegneri della PA Semi, nonostante essi siano direttamente dipendenti da Bob Mansfield della divisione Mac, qualora ci fosse in gioco lo sviluppo di chip che in futuro verranno implementati su iPhone e iPod. Apple sta cercando di convincere IBM che il ruolo di Papermaster sarà prettamente commerciale, ma si tratta di un impresa piuttosto ardua, dato che non è facile scorgere la convenienza della “riconversione” di un dirigente esperto di chip e componentistica a semplici mansioni di product marketing.
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