Nella giornata di lunedì il CEO di Apple Tim Cook si è seduto ad un tavolo con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e altri 15 dirigenti della Silicon Valley per parlare di HealthCare.gov, il sito della riforma Obamacare che ha visto un lancio a dir poco fallimentare, e le questioni di privacy e sicurezza legate alla NSA che stanno molto a cuore ai dirigenti di queste aziende.
Almeno questi erano i piani originali. Pare infatti che la maggior parte dell’incontro, durato due ore, si sia stata spesa per parlare di spionaggio e National Security Agency, mentre un ex-Microsoft addetto ad Office prenderà in mano la situazione di HealthCare.gov.
Dopo l’incontro, il presidente Obama ha rilasciato una dichiarazione dicendo:
Prenderemo in considerazione le idee di questi dirigenti e di altri elementi esterni mentre prenderemo una decisione riguardo il comportamento della nostra intelligence.
Mentre una dichiarazione dei 15, firmata in gruppo, conferma:
Apprezziamo l’opportunità che ci ha dato il Presidente per esprimere il nostro parere sulla sorveglianza governativa dopo la lettera scritta la scorsa settimana che lo invitava ad eseguire importanti riforme.
Tim Cook, che durante l’incontro era accompagnato tra gli altri da dirigenti di Facebook, AT&T, Yahoo!, Dropbox, Twitter, ha dichiarato che l’incontro è stato “estremamente interessante”.
Dopo la storia, fatta esplodere dall’informatore Edward Snowden lo scorso giugno, gli Stati Uniti (e in realtà il mondo intero) hanno cominciato a chiedersi quali siano i limiti della National Security Agecny, che di recente si è scoperto intercettare persino le telefonate private del cancelliere tedesco Angela Merkel. Snowden, che assicura ci siano altri documenti scottanti in arrivo, non ha intenzione di mettere piede negli Stati Uniti, mentre le aziende della Silicon Valley hanno dovuto negare fino all’ultimo di fornire informazioni personali alla NSA, ma si tratta probabilmente del risultato della firma di un contratto di non divulgazione che metterebbe in serio rischio chiunque ammettesse di avere fornito all’agenzia accesso ai propri server.
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