Nei giorni scorsi alcuni ex-dipendenti in prova presso il nuovo Apple Store di Grugliasco (TO) hanno denunciato su varie pubblicazioni nazionali il modo a loro dire ingiusto con cui sarebbero stati cacciati dalla dirigenza del negozio prima della fine del loro periodo di prova. Molti di voi ci hanno segnalato questa notizia e forse vi sarete pure chiesti perché non ne avete letto anche qui su TAL. Il motivo è semplice: i primi articoli apparsi sui giornali parlavano di “dipendenti in prova licenziati”, rimarcando la presunta ingiustizia di questi “allontanamenti”. Una non notizia, in pratica, dato che secondo la legge nel periodo di prova sia l’azienda che il dipendente possono risolvere il rapporto di lavoro anche senza preavviso.
Ieri l’Espresso ha pubblicato però la lettera di Marco Savi, uno dei 4 “allontanati” di Grugliasco. E’ una lettera che sposta il problema dall’allontanamento alle modalità di formazione, di cui Savi contesta i metodi e, a suo dire, la palese inadeguatezza. Ne esce un quadro non certo idilliaco sulle dinamiche interne allo Store di Torino. Savi in particolar modo denuncia l’incompetenza dei manager e gli aspetti eccessivamente “motivazionali” del training, che secondo lui hanno comportato una scarsa preparazione tecnica dei dipendenti.
Nella lettera di Savi si riconoscono alcuni aspetti tipici delle dinamiche della formazione all’interno di una grande azienda che possono non piacere ma che non sono prerogativa di Apple. Per capirne di più ho chiesto ad una nostra fonte, che a tutt’oggi lavora per uno degli altri tre Apple Store italiani, di dirci la sua sulla questione alla luce della lettera inviata da Marco Savi all’Espresso.
Il nostro contatto ci scrive:
Abbiamo letto anche noi le varie versioni pubblicate sui quotidiani online. Devo essere sincero: non capisco affatto. Il nostro training si è concluso con quello di otto giorni in cui c’erano anche gli specialist. E’ vero che non è un training tecnico, ma non è neppure un training “emotivo” o di pura preparazione per il solo momento dell’inaugurazione.
Sono analizzati i prodotti e le soluzioni Apple, viene spiegato come i prodotti possono interagire con i servizi (vedi MobileMe), ecc.
Durante la fase di “costruzione” dello Store poi gli specialist hanno visto come usare le casse. Il resto delle questioni (finanziamenti, business, ecc) è lasciato durante la fase lavorativa stessa, anche perché i manager sono effettivamente al servizio nostro.
Il clima di “terrore” che si legge nell’articolo è completamente allucinante. Cose del genere da noi non si verificano. Durante una fase abbastanza critica ho avuto necessità di rimanere a casa e sono stati gli stessi manager, che hanno capito la situazione, a suggerirmi di non venire al lavoro per il tempo necessario.
I casi sono tre: o a Grugliasco hanno sbagliato di brutto le assunzioni dei manager, o hanno sbagliato di brutto le assunzioni degli specialist, oppure la verità sta nel mezzo. Può essere che alcuni manager non siano adatti e che alcuni specialist pure. Dubito che solo da noi ci sia una situazione tutta rose e fiori. Problemi organizzativi ci sono, ma come è normale quando si trattano centinaia di clienti al giorno, senza che questo crei difficoltà nel team o malumori.
Non capisco quanto di vero possa esserci, ho provato a sentire dipendenti di Torino che conoscevo per altre vie, ma ovviamente dopo queste lettere e dichiarazioni apparse sulla stampa sono un po’ reticenti a rispondere. Sai quanto Apple ci tenga alla riservatezza e sinceramente capisco che non vogliano trovarsi in mezzo per colpa di questi 4 non confermati.
Quello che non capisco è: in questo momento, a quanti in Italia stanno dicendo la stessa cosa, che non hanno passato il periodo di prova, in qualunque altra azienda? E’ semplicemente una cosa normale: una persona può essere adatta ad un lavoro ma non ad un altro. Capita. Solo che siccome le altre aziende non sono Apple e non fanno notizia per qualunque cosa si scriva, allora non montano casi giornalistici su un licenziamento.
La nostra fonte ci ha inoltre suggerito che Marco Savi, con questa lettera, si è potenzialmente messo in un bel pasticcio. Buona parte dei dettagli sul Core Training non potevano essere divulgati in virtù dell’accordo di riservatezza sottoscritto al momento dell’assunzione. Apple se volesse potrebbe addirittura rivalersi legalmente sull’ex-dipendente. Speriamo vivamente che non lo faccia ma ci chiediamo anche come mai l’Espresso abbia pubblicato con tanta facilità un documento di questo genere, e se abbia ricordato a Savi questo aspetto fondamentale (di cui lui sembra per altro consapevole) prima di rendere pubblica la lettera.
Massima solidarietà comunque a Marco Savi e agli altri dipendenti allontanati, naturalmente, anche se dall’idea che ci siamo fatti la campagna giornalistica montata sulla questione è stata orientata molto male. In particolare non condividiamo la posizione di Alessandro Gilioli, dal cui blog è partito il caso, che scrive:
Mi piacerebbe sapere se ho finanziato un’azienda seria e responsabile di questo millennio o dei padroni delle ferriere imbellettati di modernità.
Si è mai chiesto la stessa cosa, con la stessa veemenza, dopo aver comprato scarpe sportive di marca, Made in PRC, in uno di quei punti vendita in cui i dipendenti cercano di infilarti nel sacchetto immancabilmente anche la cera e le stringhe di ricambio? O magari un profumo per la sua fidanzata in uno di quei negozi in cui le commesse ti marcano stretto tipo Zio Bergomi? Nulla da parte mia contro queste aziende. Anche se non mi piacciono i loro metodi, finché fanno tutto nell’ambito del diritto del lavoro non ho nulla da recriminare contro di loro. Evidentemente per Apple vale qualche altro regolamento non scritto.
Dall’idea che mi sono fatto, e che ora sembrano avallare anche le testimonianza dei dipendenti, il problema dello Store riguarda il rapporto fra i dipendenti e i Manager, di cui gli “allontanati” denunciano principalmente la scarsa preparazione specifica. E’ da ingenui però pensare, come fa Gilioli, che la frase “non ti sei allineato alla filosofia Apple”, che avrebbero pronunciato i manager in questione nel mettere alla porta i dipendenti, sia in qualche modo rappresentativa dell’azienda nel suo complesso. Certo, il fatto che manchi una risposta ufficiale dai piani alti non semplifica le cose, ma sappiamo bene che la posizione del “no comment” fa parte da sempre della politica di PR di Apple. In fondo è pieno diritto di un’azienda non rispondere ad un giornalista, se non vuole. Due righe di spiegazione avrebbero probabilmente contribuito a non far montare il caso, è vero. Se ci sono stati illeciti (ma i dipendenti sono i primi a dire che non è così) Apple Retail Italia ne risponderà chi di dovere nelle sedi più opportune.
Marcello 22/10/2010 il 16:19
Storia semplicemente ridicola… E che un settimanale che “dovrebbe” godere di un certo credito ne faccia un articolo lo è ancor di più…
Da che mondo è mondo, in quanti hanno problemi con i propri responsabili in ambito lavorativo? Quanti di questi scrivono una lettera a riguardo ad un giornale? E quanti sono gli articoli che ne scaturiscono? Ecco lo scotto di chiamarsi Apple!
Speriamo se non altro che dalle ovvie strumentalizzazioni non ne nascano assurde controversie legali che potrebbero portare Cupertino a ghettizzarci sospendendo i progetti futuri di sviluppo della propria rete commerciale…
morpe 22/10/2010 il 17:37
la storia del Core Training la trovo inquietante, perché poi è ricoperta da clausole di riservatezza? mica sono brevetti o segreti industriali (militari?)
L’idea di lavorare per Apple, fa pensare a un gran bell lavoro, ma Marco ne esce con una brutta esperienza, con rabbia e senza Perché.
il Training ricorda tanto le riunioni di soci tipo Erba Life, Tubo Tuker, Alfaclub insomma, una specie di non-religione, plagio, tecniche anti-ego degne di Scientology.
Marco non si è piegato all “Pensiero”, continuando a ragionare come individuo… motivo dell’icenziamento «Non sei allineato con il pensiero Apple»
non è una risposta, e ancor meno un perchè, se sbaglio dimmelo, se il mio sbaglio è pensare… bene, addioo!!
Bastava trattare Marco con dignità e trasparenza e tutta questa storia non si sarebbe evoluta così.
mariog21 22/10/2010 il 17:50
dico solo che ieri ero nel suddetto Apple Store e uno Specialist non era in grado di aiutarmi con la rimozione di una MicroSim perché il suo cellulare non era un iPhone!
Ma siamo pazzi???
Camillo Miller 22/10/2010 il 17:51
@ morpe:
Non metto in dubbio questo aspetto, ma quel che trovo strano è che queste cose, che succedono anche per molte altre aziende (questi meccanismi formativi intendo, se così li vogliamo chiamare) vengono fuori a livello giornalistico solo perché riguardano Apple. Se le modalità motivazionali non piacciono nessuno obbliga le persone a continuare solo in virtù del fatto che nelle loro aspettative lavorare per Apple voleva dire un’altra cosa.
Plague 22/10/2010 il 18:23
Anche io ho avuto una (quasi) brutta esperienza, per un iPhone in garanzia. Al momento della sostituzione, mi è stato detto che non ne avevano più, e che mi avrebbero chiamato quando sarebbe arrivato. Il che significava dover tornare un altro giorno, e dato che abito in provincia di Alessandria, non è stata una buona notizia. Alcuni giorni dopo, tornando nello store (per un disguido oltretutto, li ho chiamati per chiedere se il telefono era disponibile, specificando la faccenda della garanzia, e mi è stato detto di sì, quando non era così), si è scoperto che il pezzo ordinato era solo la batteria, e non l’iPhone completo. Dopo aver cambiato il numero di parte, è venuto fuori che c’erano ancora telefoni, e finalmente sono riuscito ad avere la sostituzione. Non mi sono lamentanto molto, ma personalmente non mi è sembrato un “bel” comportamento…
morpe 22/10/2010 il 18:43
@ Camillo Miller:
Due pesi due misure, di questo in Italia non mi meraviglio più, siamo abilissimi in questo.
magari tra un po verranno fuori storie analoghe da commessi del media world, della coop, dell euronics… siamo noi che gli permettiamo di trattarci come oggetti, che vengano fuori queste storie.
Pereubu 22/10/2010 il 18:57
È il contrappasso. Apple, per indubbia abilità nel marketing, è l’unica ad avere una copertura a tappeto sui quotidiani e i periodici nazionali: confrontate la notizia sull’uscita del quasi probabilmente pessimo ma comunque importante Win Phone 7 con gli articoloni su qualsiasi keynote. La sconta con l’ingigantimento di qualsiasi banalità che la riguardi in senso negativo, dall’antennagate a questa storia che mi sembra molto montata ma che comunque trova terreno fertile nell’agiografia cupertiniana di Steve santo, Steve col reality distortion field, Steve sovrano assoluto delle esistenze dei suoi dipendenti.
simone 22/10/2010 il 19:17
Non capisco
Prima dici:
Il motivo è semplice: i primi articoli apparsi sui giornali parlavano di “dipendenti in prova licenziati”, rimarcando la presunta ingiustizia di questi “allontanamenti”. Una non notizia, in pratica, dato che secondo la legge nel periodo di prova sia l’azienda che il dipendente possono risolvere il rapporto di lavoro anche senza preavviso.
Poi dici:
Massima solidarietà comunque a Marco Savi e agli altri dipendenti allontanati, naturalmente, anche se dall’idea che ci siamo fatti la campagna giornalistica montata sulla questione è stata orientata molto male.
Che significa massima solidarietà? Se è diritto dell’azienda non fare il contratto dopo il periodo di prova la solidarietà sta nel fatto che non gli hanno rinnovato il contratto? Può capitare, e capita, a chiunque, ma la solidarietà qui non c’entra.
La solidarietà entra in gioco se si considera l’operato dell’apple store di grugliasco drogato di una filosofia da azienda multilivello, piuttosto che un comportamento illegale.
Quindi, penso io, decidi che opinione esprimere con l’articolo oppure non esprimere opinioni: in questo caso il giusto non sta nel mezzo.
—
Detto ciò, ottima la gestione della notizia, articolo molto valido.
AngeL 22/10/2010 il 19:23
Apple non si smentisce mai , polemica allo «store» delle Gru: «L’accusa: non aver sposato il pensiero aziendale»
Pubblicato il 18 ottobre 2010 da Ang3L
Dall’articolo pubblicato qui sul sito della stampa di oggi notiamo come se non sei Apple (o meglio, se non sei lobotomizzato con un codice a barre dietro la nuca e il logo di Apple tatuato sul cuore con la bibbia che dice che fu Jobs a creare il mondo) non sei adatto a lavorare in un Apple store. Una vergogna, o una conferma del modo di fare di Apple.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/363882/
Camillo Miller 22/10/2010 il 20:06
@ AngeL:
Angel ma l’hai letto l’articolo?
Camillo Miller 22/10/2010 il 20:16
@ simone:
Ti spiego la massima solidarietà: Marco è una persona che ha avuto un’esperienza lavorativa negativa, che lo ha segnato. Non ha subito un illecito ma tanti fattori lo hanno portato a sentirsi tradito, umiliato ed altro ancora. Per questo perché non dovrei solidarizzare?
Il “mezzo” in questo caso significa non schierarsi sulla base solamente di una testimonianza di una parte (vero, manca una risposta ufficiale, ma non è dovuta, visto che non ci sono violazioni, no?). Non significa nemmeno dire Apple è uno schifo, visto che qui di un solo Apple Store e di manager potenzialmente impreparati o tirannici che stiamo parlando.
Quanto al problema della gestione motivazionale delle formazioni nelle grandi aziende, beh, non una questione che riguarda solo Apple retail, che per altro nel complesso forma persone a cui da un buono stipendio per vendere prodotti che funzionano (non faranno poi certo multilevel marketing). Non c’è una coercizione a lavorare per loro se non ti piace il metodo. Allo stesso tempo se questo metodo ti delude perché pensavi che lavorare per Apple volesse dire un’altra cosa, beh, questo che cosa dovrebbe imporre all’azienda? Di cambiare metodi perché tu la immaginavi diversa? Capisci che qui il piano su cui si ragiona è parecchio scivoloso?
In più: da utente Apple mi devo dire deluso perché sono applicati questi metodi? Francamente sarebbe molto ingenuo pensare che una grande azienda possa gestire 320 Store di successo nel mondo senza una formalizzazione serrata delle procedure. Però finché siamo negli ambiti del diritto del lavoro, che cosa gli si può dire. Se si pensa che ci sia stato mobbing, basta dirlo chiaro e tondo, ma curiosamente i protagonisti di questa storia della parola “mobbing” non hanno mai fatto menzione…
AngeL 22/10/2010 il 21:46
@ Camillo Miller:
si. lo ho letto l’articolo…..e ti dico la verità io la penso come ho scritto prima….
è la politica di apple se sta bene a me sta bene a te….o bene o male….
Luca Gambetti 22/10/2010 il 22:01
Ma secondo voi una multinazionale qualsiasi conferma degli impiegati in prova che hanno espresso riserve sulle modalità di gestione dell’impresa, soprattutto se questi sono a contatto costante con i clienti ?
Picchiatello 22/10/2010 il 22:58
Piu che altro leggendo la lettera viene fuori come Apple in questo caso si sia comportata come tutte le altre aziende dei “media-store”, un po meglio forse perche’ almeno loro avevano merce da vendere in altre occasioni di apertura mediaect a cui sono stato la merce non c’era….
Diciamo comunque che un negozio del genere anche se vende APPle , con quel tipo di organizzazione e di tatto nel trattare il personale e’ perdente il cliente per quanto macchista lo vede e alla lunga preferisce fare qualche km in piu’….mettiamola cosi’ almeno possono solo migliorare…
Stefano 22/10/2010 il 23:39
Vorrei portare la mia esperienza personale con i dipendenti dell’Apple store di Roma, spero che in qualche maniera possa essere utile.
Quando sono andato per informarmi perché volevo acquistare il mio primo mac, la domanda che mi fece è che cosa volevo fare con il computer e cosa avevo pensato di acquistare.
Dopo avergli detto le mie idee e che ero orientato su macbook pro da 15″, lui mi ha risposto (con molto garbo) che per le mie esigenze bastava anche un macbook bianco che avrebbe tranquillamente soddisfatto le mie esigenze, quando gli ho espresso i miei dubbi ha risposto sempre con garbo e competenza.
Lo stesso vale in altre occasioni in cui il protagonista ero io o altre persone.
questo per dire che le persone plagiate e/o lobotomizzate cercano di fare la vendita più grande possibile e spingono per l’acquisto, nel mio caso invece ha cercato di consigliarmi quello che poteva essere più giusto dicendomi che quella differenza potevo tenerla in tasca oppure acquistare dei software che sarebbero stati più utili ai miei scopi motivando e argomentando le sue risposte.
In molti casi mi sono trovato con dipendenti diverso da quello con cui avevo chiacchierato io parlare con potenziali clienti e tutti hanno cercato di indirizzarli in quello che poteva essere più giusto per loro.
Ora questo per dire che ci sono aziende che oltre al prodotto principale cercano di farti comprare di tutto e di più di contorno oppure i venditori sono invadenti e non ti mollano un attimo cercando di propinarti qualunque cosa pur di vendere.
Ora mi spiace per queste persone, anche perchè è difficile trovare un lavoro di questo periodo, ma siamo sicuri che anche i loro comportamenti siano stati dei migliori? e soprattutto che ci dicano tutto?
Visto la mia esperienza mi sembra che le persone che lavorano allo store abbiano il loro cervello e lo usino. Che cosa ha criticato delle strategie di vendita? Io lavoro per un azienda ad esempio che se faccio “solo” le mie otto ore di lavoro giornaliere come da contratto mi dice che ho fatto mezza giornata, perchè vorrebbero che stessi li fino alle 19.00, quando gli dico che arrivo presto la mattina prima dell’orario di lavoro ed inizio subito a lavorare mi dicono che non conta perchè il dirigente la sera quando passa non mi trova li, anche se io ho fatto 10-12 ore di lavoro… solo perché alle 19 non sono lì.
ognuno ha i sui problemi ma questa storia la trovo ridicola.
ora non
Stefano 22/10/2010 il 23:42
scusate lo sproloquio
:-)
boe2k2 23/10/2010 il 00:13
Se sei in prova non sei assunto, c’é poco da discutere, purtroppo. Per la questione delle politiche aziendali sinceramente, per quanto possa essere cinico, concordo con altri che hanno giá scritto: se mi fai notare che non sei d’accordo con il modo con cui ti chiedo di comportarti con il cliente, e se io ho la possibilitá di scegliere tra te e tante altre persone, é ovvio che non rischieró che tu ti metta un giorno in negozio a parlar male dell’azienda o di alcuni aspetti della sua politica. Provate ad entrare in un reparto in fabbrica e discutere con il capo, che magari ne sa pure meno di voi, durante la prova…
Altra questione, aggiungo ancora, é quella della effettiva preparazione a Torino nello store. Parlo da persona che ci ha giá lasciato un po’ di soldi: l’impressione, almeno i primi giorni dell’apertura, è stata quella di un posto dove puoi trovare tutto in consegna, ma dove di consigli non sono riuscito ad averne, ho chiesto del funzionamento di alcune questioni di base (bootcamp, possibilitá di migrazione dati, eccc…) ed effettivamente non ho trovato persone che sapessero aiutarmi praticamente…. Sinceramente ho trovato piú chiarezza dai ragazzi della fnac di fianco, poi magari é solo questione di tempo.
ps
Prima volta che scrivo qualcosa. ciao a tutti
Camillo Miller 23/10/2010 il 00:21
@ boe2k2:
Benvenuto :)
Giusto una precisazione tecnica sul discorso dell’essere o meno assunti. In pratica il contratto di assunzione viene firmato da subito prima del training del dipendente. Il dipendente durante il training infatti è già stipendiato. La continuazione del rapporto è funzionale al superamento del periodo di prova, che a seconda dei livelli del contratto del commercio cambia. Nel caso specifico di Torino per questi dipendenti era di 60 giorni. Quindi per capirci sei “assunto” in quei sessanta giorni, ma ancora da confermare. ;)
Ste70 23/10/2010 il 01:28
Uhm… sarò troppo vecchio per fare domanda in un apple store? :)
Paolo 23/10/2010 il 20:13
Sembra brutto da dire ma sei in prova, prima di entrare hai firmato un contratto penso che se si ha in minimo di cervello lo si è anche letto completamente quindi l’azienda è libera di licenziarti se crede che non sei adatto.
Lavoro in un azienda molto più piccola di apple formata da circa 120 persone beh l’azienda ha un idea di lavoro molto rigida e ormai assume anche con contratti che richiedono 3-6 mesi di prova.
Questa notizia fà clamore solo perchè si parla di apple.
Simone 23/10/2010 il 23:59
Ma dai, era ok se lo allontanavano perché incompetente o rude, per ste cavolate io gli farei causa..che schifo, alla prossima cosa del genere boicotterò i prodotti Apple (e si muovano a risolvere la questione di Flash)
gianni 24/10/2010 il 01:36
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/10/21/%C2%ABcosi-apple-mi-ha-cacciato%C2%BB/
Tenete fanboy
Daniele 24/10/2010 il 03:27
nell’ambito lavorativo ci sono cose che vanno male e nessuno ne parla e cose normali di cui tutti si lamentano.
nessuno si lamenta più del fatto che una marea di aziende ormai assumono personale a stage o a tempo determinato, ti pagano due lire, pagano una fesseria di tasse perché il sistema le agevola ad assumere in questo modo e poi finiti i 6 mesi, in cui spesso ti motivano promettendoti una sicura assunzione, immancabilmente ti cacciano ed assumono altri stagisti.
come molti hanno detto nei post precedenti, se lo fa Apple fa notizia!
Poste Italiane qualche anno fa assunse a tempo determinato parecchi postini. anche per periodi, esempio cicli di 6 mesi, consecutivi. parliamo di migliaia di persone. un giorno un tizio fa ricorso, vince la causa e costringe poste italiane ad assumerlo. nel giro di 2 anno, centinaia di persone nelle stesse condizioni, cavalcarono l’onda e costrinsero Poste Italiane ad assumerli e a sborsare un sacco di soldi come indenizzo etc.
io ho lavorato come Agente di Commercio per una grossa ditta italiana, 50 agenzia in tutta Italia, nelle statistiche di vendita io ero sempre tra i primi 5 agenti di Italia in termini di fatturato.
dopo 9 anni, mi arriva una lettera a casa e mi comunicano al cessazione del rapporto, a causa di cambiamenti di strategie aziendali
mi hanno pagato l’indennità di clientela, le provvigioni maturate, il fine rapporto, tutto come secondo legge e secondo contratto nazionale
io ho firmato un contratto, sapevo che sarebbe potuto succedere, e certo non mi hanno mandato a casa per demeriti. non ho avuto ne diritto ne possibilità di lamentarmi. pace. mi sono cercato un altro lavoro.
ho aperto un negozio, ho assunto personale. ma voi lo sapete che licenziare un dipendente perché non ti soddisfa come lavora è un calvario a livello legale? ma vi sembra giusto?
Al 24/10/2010 il 03:46
Che tristezza, migliaia di disoccupati veri e si fa tanto casino per 4 che non han superato un periodo di prova..
La motivazione “lontano dalla filosofia apple” mi sembra più una cortesia che altro, avrebbero preferito sentirsi dire ” non ci arrivi” ?
Pensavano di aver vinto un concorso pubblico questi 4? Son pure stari pagati per il periodo di training e si lamentano? Trovarne di datori di lavoro così!!!!
Ci son laureati che LAVORANO GRATIS MESI prima di veder 2 soldi!!!
Inoltre direi che la stessa lettera inviata all’espresso evidenzi perfettamente i motivi del non superamento del periodo di prova..
Appleuser 24/10/2010 il 15:03
Ma ti pareva che anche in questo caso si prenda le difese di Apple!
Sono stufo di leggere gli articoli RIDICOLI di questo blog.
Pippo 24/10/2010 il 15:25
Innanzitutto pubblicate il link della lettera integrale e non Le vostre impressioni,
a qualcuno potrebbe non interessare nulla di ciò che pensate Voi, e poi
basta seguire i vari blog che parlano di mele, dal fanatismo degli adepti e l’ignoranza di chi scrive gli articoli e ci si rende subito conto di come sia vera questa lettera.
Camillo Miller 24/10/2010 il 15:44
@ Appleuser:
Ma quali difese di Apple? Mah. In ogni caso nessuno ti costringe a leggerci se sei stufo di farlo.
@ Pippo:
Il link è bene in evidenza all’inizio di questo articolo che probabilmente non ti sei nemmeno degnato di leggere prima di fare la tua debole critica trita e ritrita. Anche per te vale quanto scritto in risposta ad Apple User qui sopra.
Appleuser 24/10/2010 il 15:50
@ Camillo Miller:
Seguirò di certo il tuo consiglio!
aron 24/10/2010 il 16:50
ridicolo tutto questo polverone. sento tanti parlare di licenziamento, ma ragazzi qua non parliamo di licenziamenti, ma bensì di NON superamento di un periodo di prova.,.,è ben differente la cosa. tutto questo sdegno e clamore sarebbe utile nei casi in cui persone vengono licenziate senza motivo, ma non nel caso in cui non superano un periodo di prova. forse tanti non lo sanno, ma durante un periodo di prova sia il lavoratore sia il datore di lavoro possono recedere dal contratto senza dover dare nessuna motivazione…umanamente capisco la disperazione di queste persone, ma questo è il mondo del lavoro. anzi credo che queste persone non dovrebbero farsi sfruttare dai giornalisti avidi di misere notizie, ma piuttosto rimboccarsi le maniche e rimettersi in gioco.
Emanuele 24/10/2010 il 20:26
@ Appleuser:
@ Pippo:
Sarà che più che gli adepti di Apple che la difendono sono i detrattori che come possono si attaccano a qualunque cosa pur di parlare male? Anche quando avendone pienamente diritto un Apple store non assume un dipendente che poi manda lettere a destra e manca sparlando dell’azienda e dimostrando a posteriori che forse la sua “non assunzione” non era poi così campata per aria?
Per inciso, so che dicendo questo mi tirerò dietro le critiche di molti e che la mia non è un’affermazione “politically correct”, ma considerate che il suddetto “non assunto” ha 42 anni e sta creando un polverone perchè non è stato assunto come commesso. Ora, so che uno nella sua vita fa un pò quel che vuole, però se uno a 42 anni si fa 150 km al giorno per fare il commesso e quando non supera il periodo di prova scrive lettere ai giornali, direi che ha problemi un pò più seri della cattiveria Apple.
Il tromba 13/01/2011 il 09:43
Premessa:
Ho lavorato 5 anni a Torino e sono di origini Venete..con questo indico soltanto il mio punto di vista “esterno”
Ho letto molto attentamente l’articolo..più e più volte.
Noto tra le righe quel tipico atteggiamento di chi aveva un lecca lecca e gli è stato tolto.
Noto sempre anche chi pretende senza avere background o mi deve essere dato..
Noto anche i toni di chi non abbià una professionalità di sapere cosa stava facendo..
cercando di non generalizzare, vorrei dire che c’è una diffusa idea di mettere su piazza i nostri insuccessi e cercare di avere la ragione mediatica, quella che arriva ai tutti, quella che copre i perchè e i come. Un modo come un altro di difendere i nostri diritti senza sapere esattamente quali sono e se sono difendibili…un atto da fare a prescindere..del tipo ..”intanto faccio casino e poi vedremo..”
..superare colloqui non sempre significa che siamo tagliati a fare quel lavoro..
..essere “selezionati” non sempre significa di essere assunti..
..pensare che le multinazionali assumano i primi che si presentano è un pochino superficiale..
..bisogna fare un esame di coscenza prima di fare certe affermazioni..
Saluti