I conti vanno abbastanza bene, AAPL sale, il fatturato del trimestre di marzo cresce rispetto al 2008 e cresce pure il margine lordo. Ma a quanto pare anche per Apple non sono tutte rose e fiori. Si ipotizza che il settore Retail abbia accusato il colpo inferto all’economia americana dalla crisi economica e che l’azienda abbia licenziato circa il 10% dell’organico degli Apple Store. I dati che lasciano supporre questo scenario emergono dall’ultimo 10-Q, il documento fiscale trimestrale che le aziende quotate in borsa inviano alla SEC, la CONSOB statunitense, ma c’è chi sostiene che i licenziamenti non siano effettivamente avvenuti.
I dipendenti del settore Retail erano formalmente 15600 a dicembre, sono 14000 secondo il documento depositato giovedì dall’azienda di Cupertino: un taglio netto di 1600 posti di lavoro.
La riduzione di personale personale potrebbero far parte di un più ampio piano di ristrutturazione di tutto l’ecosistema Retail della Mela. Sotto la guida di Ron Johnson, negli ultimi anni sono sorti ben 252 Apple Store in giro per il mondo. Peter Kafka di AllThingsDigital, però, ha un’altra spiegazione: quelli non sarebbero dipendenti in carne ed ossa ma full-time equivalents, ovvero posti di lavoro a tempo pieno calcolati in base alle ore lavorate da tutti gli i dipendenti.
Ciò non toglie, in ogni caso, che il monte ore lavorate sia inferiore a quello dello scorso trimestre (in cui però rientravano le vacanze natalizie) e che in generale il settore abbia subito un calo sensibile.
E’ comprensibile che in un periodo come quello che stiamo attraversando ci sia un calo degli acquirenti e un conseguente calo di fatturato per i negozi brandizzati Apple, i cui costi di gestione e mantenimento sono, a regime, tutt’altro che bassi.
In questa politica di revisione del sistema Retail si inserisce probabilmente anche il ciclo di rinnovamenti strutturali a cui, come riportato da IFOAppleStore, sono sottoposti diversi Apple Store statunitensi e lo stop alle aperture di nuovi Store negli USA nell’ultimo trimestre.
Come suggerito anche da SetteB.IT, non gioca a favore di Ron Johnson e co. il fatto che la maggior parte degli Apple Store abbiano sede negli Stati Uniti, focolaio principale della recessione economica che ha investito l’economia globale.
Un altro aspetto che può aver contribuito all’indebolimento della catena Retail di Apple è l’ampia disponibilità di prodotti Apple in altre strutture commerciali come Best-Buy o Wal Mart o su Apple Store online. Il valore aggiunto dato dalla zelante assistenza al cliente, dall’ampia disponibilità di prodotti in prova e dall’assistenza, tipico degli Apple Store, può non essere sufficiente, in tempi di crisi, a convincere il cliente a preferire l’acquisto in un punto vendita della Mela anzichè in un grande centro commerciale o via internet.
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