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Il podcasting sta vivendo una nuova primavera e l’evoluzione dei dispositivi iOS ha reso ormai “mainstream” il loro utilizzo a fini di produzione musicale. Sono due condizioni che fanno da brodo di coltura perfetto per una nutrita schiatta di dispositivi microfonici all-purpose compatibili con iOS.
Nel fortunato filone si inserisce anche l’Apogee MiC, microfono a condensatore per iPhone, iPad e Mac dalle dimensioni contenute e dall’ottima qualità costruttiva. Grazie alla collaborazione con SoundWave, distributore italiano di Apogee, ho potuto testare il prodotto e valutarne pregi e difetti in questa (video) recensione.
First Look
La confezione dell’Apogee Mic lascia subito intuire l’attenzione riposta nei dettagli. Da fanatico del bel packaging posso dare un voto più che positivo alla presentazione del prodotto, fondamentale per determinare un primo impatto positivo.
All’interno della confezione, imballati in maniera ordinata e ben organizzati troviamo il microfono vero e proprio, di dimensioni abbastanza ridotte rispetto a dispositivi analoghi della concorrenza, un piccolo cavalletto che svolge la funzione di supporto da scrivania, e tre cavi per la connessione del dispositivo ad iPhone e iPad più o meno recenti (cavi con connettore Lightning e Dock) oppure al Mac (cavo USB). I cavi per iPhone e iPad, da mezzo metro, sono forse un po’ troppo corti. Anche il cavo USB da 1 metro poteva essere un poco più lungo.[1]
Il peso del microfono, dovuto alla struttura interamente metallica, contrasta con le dimensioni ridotte e conferisce al prodotto una generale sensazione di robustezza e qualità costruttiva, confermata anche dall’attenzione ai dettagli e alle finiture che contraddistinguono i prodotti (certamente non di fascia economica) della Apogee.
Caratteristiche tecniche
Visto che stiamo parlando di un microfono a condensatore e non di un fermacarte di modernariato, passiamo subito a descrivere le caratteristiche tecniche del dispositivo.
Lo scopo di Apogee era quello di realizzare un microfono dal prezzo contenuto, semplice da utilizzare, compatibile con il numero maggiore di dispositivi, che garantisse buona qualità di registrazione in situazioni d’uso che oggi si usa definire “prosumer”.
Per questo il MiC incorpora una capsula a condensatore cardioide collegata direttamente ad un preamplificatore microfonico (che Apogee definisce di “studio quality”) che garantisce un gain fino a 40dB e un convertitore analogico/digitale da 44.1/48 kHz a 24-bit con tecnologia PUREDigital a latenza zero.[2]
Come funziona
La curva di apprendimento per l’utilizzo dell’Apogee Mic è praticamente inesistente. Basta collegare il cavo adatto a seconda del dispositivo, lanciare un software che permetta la registrazione dell’audio (non solo GarageBand, insomma) e premere REC. L’unico controllo disponibile sul microfono è la piccola rotella del gain che permette di regolare, con un buon grado di sensibilità, il livello d’ingresso.
L’interfaccia di feedback consta di un solo LED e di un semplicissimo schema color-coded: se il diodo si illumina di azzurro significa che il MiC è connesso al dispositivo ma non è stato avviato alcun software per la registrazione. La luce verde più fioca indica il corretto interfacciamento con il software. In fase di registrazione il livello in ingresso è rispecchiato dall’intensità variabile della luce verde; se il led invece si illumina di rosso significa che dobbiamo abbassare il livello di ingresso o il volume della sorgente per evitare il clipping.
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Utilizzo e qualità audio
Secondo quanto indicato ufficialmente da Apogee, il MiC è un microfono dallo spettro dinamico abbastanza ampio particolarmente adatto per la registrazione della voce (per podcast, speakeraggio a vari fini, registrazione di tracce vocali per produzioni indipendenti) e degli strumenti che si adattano ad una presa ravvicinata, vale a dire, in primis, la chitarra acustica.
E’ una descrizione sincera e realistica che posiziona correttamente il prodotto. Dalle mie prove ho potuto constatare una buona versatilità in questi ambiti e qualche limite comprensibile.
La risposta sulle frequenze medio alte è molto buona, con risultati cristallini e un’ottima qualità percepita, soprattutto in riproduzione su quei dispositivi, iPhone e iPad, con il quale il MiC dovrebbe fare coppia fissa.
Non delude neppure la presa della chitarra, ma come è possibile ascoltare nella prova inclusa nella mia videorecensione è facile riscontrare quella che il libretto delle istruzioni, con lodevole sincerità, definisce “boominess”. In italiano lo potremmo definire rimbombo, anche se la parola rende l’idea solo in parte. Il motivo è un leggera perdita di chiarezza sulle frequenze più basse, comprensibile date le caratteristiche del microfono, che non sfuggirà certamente agli audiofili e che invece, ci scommetterei, potrebbe passare tranquillamente inascoltata da un orecchio meno esperto.
Dispiace invece che nella confezione non sia incluso un adattatore per asta microfonica (è un optional che si può acquistare a parte) e che i cavi inclusi siano così corti. Il motivo è semplice: la maggior parte dei problemi qualitativi in fase di registrazione è risolvibile in maniera soddisfacente con il posizionamento corretto del microfono, operazione resa più complicata dalla lunghezza ridotta della cavetteria.
Utilizzando il piccolo cavalletto in dotazione al posto di una più congrua “giraffa”, poi, la risonanza della superficie è decisamente avvertibile e diventa seriamente un problema se non volendo sulla scrivania trova spazio anche un Mac o il laptop[3].
Per registrare nelle condizioni migliori servirebbe infine un filtro anti-pop, come si può intuire da alcune “p” abbastanza pronunciate nell’audio della recensione.
Video-recensione
Chi indovina tutte e quattro le canzoni “accennate” con la chitarra durante la prova verra insignito del titolo di Valvassino di Copertino. Scrivete i titoli nei commenti.
Conclusioni
Nel complesso Apogee MiC è un prodotto “sincero”, ben posizionato e soddisfacente per il target di riferimento. Il microfono dà il meglio nella registrazione della voce ed è una scelta sicuramente valida per operazioni di speakeraggio e produzione podcast, perché non serve alcuna esperienza in campo audio per innalzare esponenzialmente la qualità della registrazione diretta della voce. Per la registrazione musicale possono forse esserci soluzioni migliori, ma nell’ambito dell’home recording il MiC offre oggettivamente una soluzione completa almeno per la stesura di una prima “idea” musicale, magari da perfezionare successivamente.
Il sito di Apogee e la pagina ufficiale del distributore italiano, SoundWave, raccolgono varie prove, realizzate in condizioni ottimali (e da mani esperte) che posso dare un’idea più completa delle ampie possibilità del prodotto.
Prodotto: Apogee MiC, microfono a condensatore per iOS e Mac.
Prezzo: €179 (prezzo consigliato)
Dove trovarlo: negozi di strumenti musicali (dove è possibile anche provarlo fisicamente prima dell’acquisto), negozi di strumenti online.
Giudizio: 9/10. Non è un prodotto di fascia economica, considerato il target cui è destinato, ma è un dispositivo versatile e soprattutto fedele al sincero “posizionamento” dell’azienda. Il rapporto qualità prezzo è molto buono.
Pro: Ottima qualità costruttiva, semplicissimo da utilizzare e in grado di offrire a “fatica zero” quel livello di qualità “prosumer” che può cercare chi si orienta su questo tipo di prodotto.
Contro: I cavi inclusi sono corti e non sarebbe stato male trovare nella confezione anche l’adattatore per asta microfonico, che dai test condotti risulta praticamente indispensabile. Un po’ di “rimobombo” sulle basse frequenze, risolvibile in parte con un buon posizionamento in fase di “miking” dello strumento.
Note
- Cavi più lunghi sono disponibili per l’acquisto separato. ↩
- Di recente Apogee ha introdotto una versione di fascia superiore con campionamento fino a 96kHz. La confezione include anche l’utile adattatore per asta microfonica, non incluso invece nella confezione del modello testato da noi. ↩
- Me ne sono accorto sulla mia pelle durante la registrazione della chitarra nella video-recensione. L’assenza di un uscita cuffie sul microfono che garantisca un feedback a latenza zero è il motivo per cui ho riscontrato il problema solamente dopo l’esportazione dell’audio su Mac. ↩